Il colpo, i sospetti, il rimprovero | “Andrea e Paoluzzo vogliono sapere”

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05 Settembre 2019, 05:53

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PALERMO – Calogero D’Anna, considerato il capo della banda dei rapinatori arrestati ieri dalla polizia, era stato convocato negli uffici della squadra mobile. La sera prima assieme a Calogero Alaimo, pure lui coinvolto nel blitz, avevano messo a segno il colpo in una gioielleria di via Ausonia.

D’Anna non poteva rispondere al telefono, ma Alaimo iniziò a sospettare che fosse scappato con il bottino. E chiese aiuto a due persone non ancora identificate. Si conoscono i nomi, “Andrea” e “Paoluzzu”, ma dalle intercettazioni emerge il loro “indubbio spessore criminale”. Così lo definiscono i pubblici ministeri di Palermo.

La sera prima della convocazione dei poliziotti, e a poche ore dal colpo, c’era stata un’accesa discussione fra Alaimo e D’Anna. Quest’ultimo ne parlava con la moglie e un amico senza sapere di essere intercettato. Giudicava infamanti i sospetti sul suo operato, ma non riuscì ad allontanarli da sé. E così fu convocato dai due personaggi di spessore. Temendo il peggio si era presentato con “bulldog”, soprannome di un pregiudicato del Capo, identificato in Francesco Ferdico.

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“Vogliono sapere, se ti devi andare a magiare il pitto di pasta là o là”, diceva D’Anna. Da quel momento i due pezzi grossi dovevano essere informati su ogni cosa. La banda dei rapinatori non era libera di muoversi in autonomia.

 

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05 Settembre 2019, 05:53

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