06 Luglio 2012, 21:16
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Il giallo sulla presunta resa di Bernardo Provenzano potrebbe essere ad una svolta. I pm della procura di Palermo avrebbero infatti individuato il presunto intermediario che tra il 2003 e il 2005 contattò i vertici della procura nazionale Antimafia proponendo la consegna del boss “corleonese”. Si tratterebbe di un commercialista che opera in centro Italia, tale Vittorio Crescentini. Nei prossimi giorni il procuratore aggiunto della dda di Palermo, Ignazio De Francisci, lo andrà ad interrogare per cercare di sistemare l’intricato puzzle che gira attorno alla presunta consegna di Provenzano.
“Sono esperto di flussi finanziari sull’anti-riciclaggio. Sono stato quattro anni in Iraq, durante la guerra. Mi ha assoldato la Cia” ha detto il faccendiere intervistato (con il viso oscurato) da Sandro Ruotolo nella trasmissione Servizio Pubblico del 24 maggio scorso. Crescentini si sarebbe recato alla Dna almeno tre volte tra il 2003 e il 2005. I primo incontro è del 10 dicembre 2003. Si accreditò come messaggero di Provenzano, vantando anche ottimi contatti con la guardia di finanza, e propose la resa del boss latitante. In cambio avrebbe chiesto due milioni di euro. Tra le condizioni richieste anche l’assicurazione che la notizia della cattura di Provenzano venisse tenuta segreta per almeno un mese: il tempo di rilasciare alcune dichiarazioni ai pm.
Nei suoi primi due incontri il messaggero di Provenzano avrebbe parlato con l’allora procuratore nazionale Antimafia, Pierluigi Vigna, e i sostituti Enzo Macrì e Alberto Cisterna. Proprio Cisterna è stato interrogato nei giorni scorsi da De Francisci, e avrebbe consegnato alcuni documenti e le registrazioni degli incontri con Crescentini. All’ultimo incontro in via Giulia, Crescentini ha trovato invece Pietro Grasso, che nel frattempo aveva preso il posto di Vigna. Grasso chiese un reperto di Provenzano, qualcosa che contenesse il dna del latitante, in modo da poterlo confrontare con alcuni campioni trovati nella clinica di Marsiglia, dove il boss si era fatto operare alla prostata. Quel reperto però non arriverà mai. E Grasso bollerà quella proposta come una “bufala colossale”.
L’attuale capo della Dna è anche il primo a raccontare quella vicenda pubblicamente. Il 14 dicembre scorso Grasso viene sentito dal Csm sul caso Cisterna, suo vice alla Dna, indagato a Reggio Calabria per corruzione in atti giudiziari. “Quando presi il posto di Pier Luigi Vigna – racconta ad un certo punto il magistrato – mi si prospettò la situazione di un informatore che voleva rendere dichiarazioni sulla cattura di Bernardo Provenzano: eravamo nel novembre del 2005 e Provenzano fu poi arrestato nel marzo del 2006”. Grasso fa un piccolo errore – Provenzano, com’è noto, non è stato arrestato nel marzo del 2006 ma l’11 aprile – ma la rivelazione è di quelle che lasciano senza fiato.
“Loro – ha raccontato il messaggero nell’intervista a Ruotolo – hanno catturato Provenzano prima del voto, ma hanno detto in televisione che era stato catturato dopo il voto, perché è una questione squisitamente politica”.
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06 Luglio 2012, 21:16