28 Luglio 2020, 06:00
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PALERMO – Saranno i poliziotti a indagare sugli allagamenti del 15 luglio scorso a Palermo. Il procuratore aggiunto Ennio Petrigni ha delegato gli investigatori della squadra mobile guidati da Rodolfo Ruperti per compiere da oggi una serie di accertamenti.
Accertamenti che seguono l’acquisizione di tutte le testimonianze degli operatori intervenuti per soccorrere le persone rimaste intrappolate dentro le auto o travolte dal fiume che si è formato in viale Regione siciliana.
Tre le priorità investigative. Innanzitutto la questione dell’allerta non diramato dalla Protezione civile che, al contrario, dava notizia di una situazione meteo in miglioramento. La bomba d’acqua era imprevedibile?
Il secondo passaggio prevede il controllo delle caditoie. In che stato si trovavano al momento in cui sulla città si è abbattuta la pioggia insistente? Il lavoro dei poliziotti passa anche dalla valutazione della manutenzione. Come e quando è stata eseguita? C’è da capire se, al di là delle eccezionali condizioni meteo, l’amministrazione abbia fatto la propria parte ripulendo i tombini da cui passa l’acqua piovana che finisce nelle fognature.
Così come c’è da accertare lo stato delle pompe di sollevamento dell’acqua nei sottopassi della circonvallazione. Non sono state attivate per il black aut elettrico oppure non sono funzionanti?
Eseguiti questi accertamenti i poliziotti, coordinati dal procuratore aggiunto Petrigni, passeranno ad accertare perché non siano iniziati oppure non siano stati ultimati i lavori necessari per evitare che la città finisca sott’acqua. Quello di metà luglio non sono stati certo i primi allagamenti, che si ripresentano con cadenza annuale. Da oggi le indagini per accertare l’eventuale disastro colposo entrano nel vivo.
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28 Luglio 2020, 06:00