Un giorno soltanto separava il brigadiere Carlo Legrottaglie dal congedo, e successivamente, dopo qualche settimana, dalla pensione. Un solo giorno, e poi il meritato riposo.
Ma il destino, con crudele puntualità, ha scelto diversamente. A Francavilla Fontana, il carabiniere ha incrociato due uomini armati a bordo di un’auto rubata. Lui ha scelto di agire, provando a fermarli e cadendo, infine, sotto i colpi di pistola dei due malviventi.
La violenza non si è arrestata: ore dopo, in una seconda sparatoria, è morto anche uno dei fuggitivi. Un duello tragico, senza vinti né vincitori; perché ogni vita spezzata è, comunque, una sconfitta.
Legrottaglie non era soltanto un sottufficiale dei Carabinieri; era un marito, un padre, un figlio e da oggi in poi sarà la sua famiglia a portare il peso maggiore di un’assenza irreparabile. Non era un volto noto, e probabilmente non avrebbe voluto esserlo.
Era uno dei simboli discreti di quell’Italia che lavora in silenzio, che svolge quotidianamente il proprio compito, che non cerca riflettori ma che serve lo Stato con sobrietà e rigore. “Le costruzioni più belle, più alte, più solide, si reggono su fondamenta che sono invisibili dall’esterno” disse una volta un prete durante l’omelia funebre di una mamma, una nonna, una persona comune. Sono proprio quelle basi, nascoste alla vista e saldamente piantate sul terreno, a garantire la stabilità dell’intero edificio.
Così è per la convivenza civile: essa è assicurata anche grazie a coloro che non salgono sul podio, non compaiono sui giornali, ma che ogni giorno, con disciplina e dedizione, garantiscono sicurezza e ordine pubblico. Carlo Legrottaglie era una di queste fondamenta.
“Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, fa dire Bertolt Brecht al suo Galileo. In quelle parole si riflette un’amara consapevolezza: l’eroe non è sintomo di forza, ma il segno evidente di una società che ha fallito nel garantire l’ordinario. Ed è lì, in quella frattura, che si collocano Carlo Legrottaglie e tanti altri prima di lui. Non cercavano gloria, volevano solo portare a compimento il proprio dovere. Eppure sono morti da eroi. Non per scelta, ma per necessità.
A differenza di Ettore che, nell’Iliade, esce consapevolmente dalle mura di Troia per affrontare Achille, Legrottaglie ha solo risposto, come ogni giorno, alla chiamata del proprio compito. Beati davvero i popoli che non hanno bisogno di eroi, perché hanno Istituzioni solide, cultura della legalità, senso civico diffuso.
La morte del brigadiere pesa come una sconfitta profonda, perché ci ricorda che ancora oggi, in certi contesti, servono “eroi” per garantire l’ordinario. Quando il compimento del dovere quotidiano richiede il sacrificio estremo, allora non siamo più di fronte a una semplice fatalità, ma al riflesso di un fallimento collettivo.
Lo abbiamo verificato, di recente, da vicino; dai fatti di Monreale emerge una ferocia che non nasce solo dalla delinquenza ma da un vuoto più profondo: quello dei valori, dell’educazione, dell’esempio. È lo stesso vuoto che permette a chi delinque di agire come se il mondo fosse senza conseguenze, senza regole, senza alcun principio morale.
Ecco, allora, il paradosso più amaro: mentre alcuni ragazzi uccidono, incapaci di attribuire valore alla vita altrui, uomini come Carlo Legrottaglie mettono in gioco la propria vita, ogni giorno, per proteggere quella degli altri.
Al netto del cordoglio e delle rituali dichiarazioni, onorare Legrottaglie e gli altri come lui significa scegliere ogni giorno da che parte stare, anche quando la scelta costa, anche quando converrebbe non agire. È proprio questa la lezione che ci lascia: quella di chi, fino all’ultimo giorno di lavoro, ha saputo scegliere ciò che è giusto, non ciò che è conveniente. In un’epoca che premia l’opportunismo, il suo sacrificio riafferma il valore etico della coerenza, del coraggio, della responsabilità.
E non occorre indossare una divisa per seguirne l’esempio. Basta riscoprire, nel proprio quotidiano, il senso profondo del dovere, dell’essere cittadini. Serve educare i nostri figli al rispetto di valori non negoziabili, a comprendere che c’è chi rischia la vita per un principio e non per uno stipendio e che la sera potrebbe non tornare a casa non per imprudenza, ma per integrità.
Questo è il tributo minimo che possiamo offrire a Legrottaglie ed ai suoi familiari: trasformare il suo sacrificio in un impegno condiviso.