Il flop della Centrale per gli appalti | Sanità siciliana, accento lombardo

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15 Settembre 2019, 19:20

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PALERMO – Pochi dipendenti, scarsi risultati, incapacità di coprire i fabbisogni delle aziende sanitarie e nel frattempo le aziende fanno da se e alla volte prorogano i contratti. Le gare siciliane nel settore della sanità volano nel “continente” e la colpa, stando a una delibera del governo, è del flop della Cuc, la Centrale unica di committenza della Regione.

L‘ufficio regionale da inizio anno ha bandito circa 1,7 miliardi di gare farmaceutiche per forniture fino al 31 dicembre 2021, ne avrebbe aggiudicato per un miliardo circa, con un risparmio di più di 480 milioni. Non sono state ancora aggiudicate gare per 222 milioni mentre nel settore non farmaceutico sono in corso gare per i pannoloni, i fili di sutura e la ristorazione per un totale di circa 325 milioni.

E però, secondo il governo regionale, la Cuc non funziona come dovrebbe. La sua attività, “riguarda di fatto soltanto alcune attività di Farmaci e vaccini mentre – così scrive l’assessorato alla Sanità- restano sostanzialmente escluse le categoria dei dispositivi medici e dei servizi in relazione alle quali l’approvvigionamento avviene da parte delle aziende sanitarie con procedure autonome nonché avvalendosi del’istituto della proroga contrattuale”.

Così, le gare della sanità siciliana saranno fatte altrove, o in Campania o, come più fanno credere le indiscrezioni in Lombardia, la Regione per cui la Sicilia sembra nutrire una particolare attrazione. La Cuc andrebbe riformata e organizzata meglio ma siccome in poche settimane questo non si può fare, per l’esecutivo regionale è stato meglio autorizzare la firma di qualche convenzione per affidare la gestione delle gare alle partecipate di altre regione che gestiscono meglio le gare.

Sull’attrazione lombarda si è detto altre volte, nei mesi scorsi, parlando di sanità e di formazione professionale. E le “sintonie” tra il governo di Musumeci e quello leghista di Fontana hanno aperto anche un fronte politico: che rapporto c’è tra la destra siciliana e quella lombarda?

Nel settore della Sanità di sicuro c’è stato più contatto; basti pensare che l’anno scorso il presidente della Lombardia Attilio Fontana è venuto in Sicilia per firmare un protocollo d’intesa con il governatore Musumeci. I due hanno sancito la collaborazione che avrebbe portato in Sicilia il modello di gestione delle ambulanze lombarde fino a portare alla nascita dell’Areus. Dalla Lombardia vengono inoltre le due figure centrali del servizio 118 di oggi e di domani: Alberto Zoli (manager di Areu in Lombardia) e Davide Croce attuale presidente di Seus. La Sicilia, insomma, ma è forse un discorso più ampio, guarda al Nord, se si pensa che è di origine veneta anche un’altra iniziativa oggi al centro del dibattito nel mondo sanitario regionale. L’iniziativa cioè d’impiegare nei pronto soccorso i medici neolaureati che non sono entrati nella scuola di specializzazione.

Come si diceva, la Centrale di committenza regionale non riesce a mettere a bando una percentuale sufficiente delle risorse che dovrebbe obbligatoriamente gestire. Come si apprende dalla proposta di giunta che ha portato alla scelta dell’esecutivo regionale, 2,4 miliardi degli 8,9 miliardi di spesa sanitaria regionale andrebbero spesi per l’acquisto di farmaci, vaccini, dispositivi medici e servizi. Il costo annuo per farmaci e vaccini è pari a 954,4 milioni di euro e “la Cuc Sicilia – così si legge nel documento dell’assessorato – ha aggiudicato gare che coprono soltanto parte del fabbisogno”.

Per quanto riguarda, poi,  il fabbisogno regionale di dispositivi medici nel 2018, la centrale unica per gli acquisti non ha saputo soddisfare le esigenze. La gara di 15 milioni per gli stent vascolare pur essendo stata aggiudicata non è mai partita perché non è stato stipulato il contratto. La gara per defibrillatori impiantabili attivi dal valore di 15,7 milioni non è mai partita così come la gara di 6 milioni per protesi d’anca. È partita ma non si è conclusa invece la gara per pacemaker.

Poi c’è il settore dei servizi non sanitari che al 39 per cento dovrebbero essere bandite dalla Cuc. L’analisi dell’assessorato si è occupata di una sola macroarea di spesa fra tutte, quella dei “servizi non sanitari appaltati” al cui interno ad esempio c’è la spesa per la ristorazione dei degenti e quella per i dipendenti, le pulizie, il lava-nolo e lo smaltimento dei rifiuti. Solo per quest’ultima categoria però c’è una gara attiva. In questo caso però la gara della Cuc non è unica come suggerirebbe il nome del soggetto che l’ha appaltata. Nel settore dello smaltimento dei rifiuti sanitari in Sicilia, ci sonoi 14 contratti successivi alla gara bandita dalla Centrale unica e ulteriori 32 contratti figli di gare autonome. Di questi 32, quattro contratti sono in proroga.

Il ricorso alle proroghe dei contratti scaduti, scrivono da piazza Ottavio Ziino, “appare sistematico” anche se dovrebbe essere eccezionale. Sempre nel solo settore dei servizi sanitari ci sono 48 contratti prorogati su 134 contratti che non sono stati firmati dopo una gara regionale. Dei 48 contratti prorogati, quattro sono in proroga da più di dieci anni, 12 sono in proroga da più di cinque anni, 26 vengono rinnovati senza gara per un periodo compreso fra uno e cinque anni mentre sei proroghe sono state concesse nell’ultimo anno.

Nel settore delle pulizie le aziende ospedaliere si sono prese più libertà. Ci sono 39 contratti successivi a iniziative non regionali e di questi ben venti sono prorogati. Poi ci sono gli altri settori. Nella spesa per la ristorazione dei degenti i contratti che non sono frutto di gare regionali sono 22 con 11 contratti in proroga. Venti sono in contratti non regionali nel settore lava-nolo e di questi 6 sono in proroga. Mentre nella voce di spesa ristorazione dei dipendenti esistono 21 contratti non regionali e di questi sette sono stati prorogati. In tutti questi casi, insomma è come se la Cuc non fosse mai partita.

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15 Settembre 2019, 19:20

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