Politica

Forza Italia e il lungo addio|La tentazione del “reset”

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22 Giugno 2020, 20:16

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Da tempo lo davano con la valigia pronta. Oggi Giuseppe Milazzo, eurodeputato siciliano di Forza Italia, un tempo un’anima e un corpo con Gianfranco Micciché, ha parlato come uno che ormai sembra avere un piede e mezzo fuori dal partito. Il politico palermitano ha annunciato di lasciare l’Ufficio politico regionale. “Apprendo dalla stampa di fantomatiche riunioni del Coordinamento regionale, delle quali non si conosce né il luogo né la data, in cui sarebbero state prese decisioni rilevanti per la vita stessa del partito e della classe dirigente regionale”, ha detto.

Il riferimento è alla nomina di Riccardo Savona come delegato dei rapporti del partito con Musumeci e il governo, cioè l’ultima mossa di Gianfranco Micciché, a cui Milazzo era molto legato e che fece sforzi immani in campagna elettorale per garantirne l’elezione in una sfida all’ultimo voto con Saverio Romano. Della nomina di Savona, Renato Schifani, già presidente del Senato e membro dell’Ufficio politico, dice, parco di parole come sempre quando ci sono di mezzo beghe interne, di avere letto dalle agenzie. Stefania Prestigiacomo, da un pezzo in rotta con Micciché, neanche prende più parte ai rari momenti collettivi ai vertici del partito e sulla vicenda non commenta. Milazzo non ne sapeva nulla. E non l’ha presa bene. “Senza polemica nei confronti di nessuno, sia di chi conferisce incarichi che di chi li riceve – ha detto – ribadisco che un partito deve organizzarsi nella collegialità: personalmente mi sono sentito escluso. Prendo atto che il parere dell’unico parlamentare europeo di Forza Italia si ritenga non essere utile. A questi miei amici, con i quali mi lega un rapporto di gratitudine e di appartenenza, mi trovo costretto ad augurare buon lavoro, dispiaciuto di non aver potuto offrire il mio modesto contributo. Continuerò a lavorare per questo partito in solitaria”.

Un lunga serie di addii

I rumours danno da un po’ l’eurodeputato azzurro in avvicinamento a Fratelli d’Italia. Forse solo voci, si vedrà. Ma si tratterebbe solo dell’ennesimo addio, in un lunghissimo stillicidio. La deputazione nazionale forzista si è molto ridimensionata, con le uscite di Nino Minardo, accasatosi alla Lega, Francesco Scoma, passato con Italia viva, Nino Germanà, transitato al misto. Gli ultimi due hanno contestato apertamente la gestione del partito in Sicilia. Prestigiacomo è sull’Aventino da un po’, Giusy Bartolozzi ha espresso malessere in merito alle proposte del partito sulla Giustizia. All’Ars se ne sono andati Rossana Cannata e Totò Lentini, approdati dalle parti della Meloni, aveva già traslocato Marianna Caronia, poi passata alla Lega. Intanto, il capogruppo forzista all’Ars Tommaso Calderone ha teso la mano “all’amico” Milazzo: “Nessuno strappo, Giuseppe Milazzo è un verace valore aggiunto all’interno della classe dirigente politica del partito”. E lo stesso Milazzo nella sua nota ha detto di voler rimanere. Chissà, magari in questo caso il partente sarà fermato sulla soglia.

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Tentazioni neocentriste

La monarchia miccicheiana, almeno così la avvertono gli oppositori interni e i fuoriusciti, sta stretta a un po’ di berluscones siculi, anche se i fedelissimi del presidente dell’Ars fanno scudo. Da Palazzo Grazioli si evita di assumere provvedimenti drastici (ma il Cavaliere sarebbe intervenuto per blindare Gaetano Armao al momento del rimpasto): il ricordo della storica scissione operata da Micciché ai tempi del Pdl Sicilia e poi di Grande Sud è ancora vivo. E così tutto per il momento resta com’è, mentre il lungo addio prosegue. E si rincorrono sempre di più voci di un risveglio di tentazioni neocentriste di Micciché, molto dialogante con Luca Sammartino di Italia viva. Una corrispondenza d’amorosi sensi politici che qualcuno teme possa portare alla fine a uno scenario simile a quello che sancì la vittoria di Crocetta alle Regionali, col centrodestra che si spacca su due candidati, segando le gambe a Musumeci. Ma per quel tipo di scenario deve ancora passarne di acqua sotto i ponti.

Falcone allo scoperto

In serata però arriva una nota ben diversa da quella accomodante di Calderone. La firma Marco Falcone assessore regionale e commissario del partito a Catania. Chiede collegialità, invita a non sottovalutare defezioni e malcontenti e suggerisce di “resettare e ripartire”. Un messaggio forte. Nelle prossime settimane si capirà fin dove la richiesta di reset si spingerà.

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22 Giugno 2020, 20:16

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