Il mare negato per inquinamento| Divieto di balneazione su metà costa

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21 Giugno 2014, 19:53

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CARINI – Oltre cinque chilometri e mezzo di mare negato, con tanto di divieto di balneazione in bella mostra. Più della metà della costa di Carini (in totale 9,5 chilometri) in cui, praticamente, da anni è proibito fare il bagno in estate per via degli scarichi fognari. Una situazione che va avanti da anni, e che suscita la rabbia di residenti e villeggianti che hanno scritto alla redazione di Livesicilia per segnalare il problema.

E in effetti il divieto di balneazione è contenuto anche nella Gazzetta ufficiale della Regione dello scorso 28 marzo, in cui l’assessorato al Territorio ha fatto il lungo elenco di tutti i tratti di costa vietati in Sicilia tra cui, per l’appunto, i 5,6 chilometri di Carini che vanno dal lungomare Cristoforo Colombo fino alla foce del torrente Ciachea. Un duro colpo per un centro sul mare, a pochi chilometri da Palermo, che attira tanti villeggianti ma anche residenti che, però, metterebbero a rischio la propria salute se facessero una nuotata lungo quei 5,6 chilometri di costa non idonei alla balneazione.

Uno degli scarichi

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“Il divieto di balneazione esiste da sempre a Carini, perché molti scarichi fognari finivano proprio in mare – spiega il sindaco Giuseppe Agrusa – nel giro di qualche anno siamo riusciti a eliminare molti scarichi, anche se altri restano”. Insomma, anche per quest’anno godersi il mare nella cittadina alle porte di Palermo non sarà un’impresa facile. “Dobbiamo attivare la procedura per chiedere all’Arpa il disinquinamento delle acque – continua il primo cittadino – il problema lo abbiamo risolto al 90%, ma mancano ancora all’appello un paio di interventi: il torrente Sant’Anna Vernagallo, che è già in gara e per il quale la ditta inizierà a giorni i lavori che dovrebbero concludersi entro l’anno; poi ci sono le scolature del villaggio dei pescatori, risalenti agli anni Sessanta, per i quali abbiamo già i soldi in bilancio ma dobbiamo prima risolvere alcuni intoppi burocratici. Quando le autorità competenti faranno nuove campionature, su nostra richiesta, e verificheranno l’assenza di pericoli, allora potremo anche ripristinare la balneazione”. Una situazione talmente grave, quella dell’inquinamento, da spingere la magistratura nel 2012 a indagare.

Il Comune attende, inoltre, anche di dotarsi del Pudm, il Piano di utilizzo del demanio marittimo. “E’ stato già approvato in consiglio comunale – conclude il sindaco – lo abbiamo inviato alla Regione, ma da due anni è bloccato così come quelli di altri comuni”.

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21 Giugno 2014, 19:53

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