“Il Massimo guarda alla città, porteremo Palermo in Giappone” - Live Sicilia

“Il Massimo guarda alla città, porteremo Palermo in Giappone”

Il sovrintendente Marco Betta: “Bilanci in ordine, questa è la casa di tutti”
L’INTERVISTA
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PALERMO – “A prima vista, la scalinata può sembrare semplicemente la strada per entrare ma basta sedercisi sopra per sentirsi sulla gradinata di un anfiteatro greco che guarda al mare e alla città. Mi piacerebbe che i palermitani entrassero sempre di più al Massimo sentendolo come casa loro, perché è esattamente quello che è”. Marco Betta è sovrintendente del teatro Massimo da appena un anno, anche se piazza Verdi, a Palermo, non è certo uno scenario nuovo per lui: compositore di fama internazionale, negli anni Novanta poco più che trentenne viene nominato direttore artistico vivendo da protagonista gli anni della riapertura, facendovi ritorno nel 2020 come consulente, nel 2021 ancora come direttore artistico fino alla promozione a inizio 2022 a sovrintendente al posto di Francesco Giambrone, volato all’Opera di Roma.

Come ha vissuto questo ‘ritorno’? “Più che un ritorno, è stata una completa novità”, dice Betta seduto al tavolo della sua stanza, con un sorriso che si dipinge sul volto mentre in lontananza si sentono le prove dei musicisti e dall’altro lato del teatro, attraverso un vetro, si scorgono delle ballerine che danzando disegnano precise geometrie. “Il sovrintendente guida tutti i processi produttivi, creativi e interni alla fondazione – continua Betta – Sono passato da una visione più artistica alla comprensione dell’intero cammino polifonico di una struttura complessa in cui convivono realtà diverse: ballerini, professori d’orchestra, tecnici, attrezzisti… Professionalità e mestieri differenti ma che convivono come fanno i flauti e i violini all’interno di un’orchestra, in una perfetta polifonia umana e artistica”.

Sovrintendente, partiamo dai bilanci. La pandemia non è stata una passeggiata per nessuno, ma lo è stata ancor meno per il mondo della cultura e dello spettacolo…

“E’ stato un cammino faticoso, ma siamo riusciti a chiudere il 2022 in pareggio e speriamo di poter fare anche meglio nel 2023 per il quale stiamo ormai definendo il budget. Un obiettivo non scontato, visto che l’anno scorso abbiamo dovuto fare alcuni assestamenti di bilancio a causa della partizione dei contributi pubblici, ma con la politica del buon padre di famiglia abbiamo contenuto i costi basandoci sul quotidiano. Ringrazio il sindaco Roberto Lagalla, visto che il comune di Palermo non solo ha stanziato i 2 milioni previsti per il 2022 nonostante le difficoltà di bilancio dell’ente ma ci ha anche assicurato il recupero del 2021 in quattro tranche, e la Regione che ha aumentato il suo contributo di 700 mila euro, arrivando a 7,2 milioni. A questo bisogna aggiungere la nostra creatività artistica che ci ha consentito, per esempio, di inventare con Fedora Sorrentino gli ‘immersive concert’, concerti nei quali il pubblico è circondato dal coro e che stanno riscuotendo grande successo, ma anche un numero di turisti mai visto prima e un grande afflusso di pubblico”.

Il Teatro Massimo è uno dei monumenti più visitati della città…

“Nel 2022 abbiamo avuto quasi 130 mila visitatori, un record per noi, ma da settembre scorso abbiamo anche registrato i sold out per il Nabucco, lo Schiaccianoci e la Traviata e un ottimo afflusso di pubblico per le altre opere, il che da un lato rafforza l’identità del nostro teatro e dall’altro ci ha dato più equilibrio economico in un anno così complesso in cui giorno per giorno abbiamo fatto i conti con l’andamento del bilancio”.

Come si spiega questi numeri?

“Noi compositori siamo convinti che quando ami profondamente una partitura sei sicuro che risuonerà così come l’hai immaginata. Il pubblico ha compreso questo processo virtuoso del teatro e dei suoi lavoratori,  come quando si amano i concerti in cui si sente che l’artista dà tutto, e questo processo è diventato quasi magnetico. Abbiamo una scalinata che è al tempo stesso una gradinata che guarda all’esterno, come un anfiteatro greco che ha come palcoscenico la città, un teatro  centrifugo e non solo centripeto; sono fenomeni che nell’arte funzionano, specie per la musica che è un veicolo di empatia e amore. Sicuramente ci sono dei dati oggettivi che ci aiutano: il turismo a Palermo è tornato ad avere grandi numeri e il nostro è uno dei teatri più belli d’Italia. Chi entra qui non si limita a guardare ma fa un’esperienza di vita perché ogni sala, ogni particolare racconta l’anima di questo teatro che è un monumento da vivere, come se si varcasse la soglia della cassa di uno strumento musicale. Poi c’è altro”.

Si spieghi meglio…

“Il teatro non è solo una struttura operativa, è molto di più. Abbiamo realizzato in sala Onu una rivisitazione moderna di ‘Bastiano e Bastiana’, l’opera di Mozart che ha per protagonisti due giovani pastorelli che raccontano il loro amore, trasformandoli in due giovani d’oggi che al telefono si raccontano questo amore reciproco. L’apertura alle scuole, le attività con i più giovani, i laboratori allo Sperone, a Roccella, a Brancaccio, a Danisinni dove torneremo a breve, l’apertura all’esterno che abbiamo ripreso dopo la pandemia, il fare sistema con le altre istituzioni della città… Tutto questo ha creato una sorta di abbraccio condiviso col pubblico che si è aggiunto a fattori oggettivi come l’aumento dei visitatori, la stabilità finanziaria o le iniziative esterne e ha creato un clima di polifonia armonica emotiva. Una volta si immaginava il teatro come un luogo riservato solo ad alcuni, oggi perfino il dress code è cambiato e capita di vedere signore molto eleganti sedute accanto a giovani vestiti in modo sportivo o a turisti in infradito”.

Il Teatro Massimo conta 381 lavoratori a cui si aggiungono centinaia di scritturati, una vera e propria azienda, ma cosa risponde a chi pensa che con la cultura ‘non si mangia’ o che i soldi stanziati per la cultura siano usati male, in un momento come questo?

“Ho sempre pensato che chi si commuove al quarto quadro della Bohème nella mezz’ora successiva ha più difficoltà a rubare o a essere violento… La verità è che l’arte fa bene all’anima, è terapeutica e ci rende tutti migliori ed è quindi una chiave importante di rinascita e comunicazione. Ognuno di noi ha la sua musica dentro, tanti miei amici si sono innamorati con un lento o una canzone che ricorderanno per tutta la vita. Poi non dimentichiamo che noi italiani siamo famosi nel mondo per la nostra musica e l’opera lirica: Verdi,  Bellini, Rossini, Donizetti ma anche chi li ha preceduti hanno consentito all’Italia di avere un ruolo di primo piano riconosciuto a livello internazionale. Basti pensare che negli spartiti di tutto il mondo i termini dell’agogica musicale (le parole che indicano la velocità della composizione, ndr) sono in italiano, i direttori d’orchestra di ogni Paese per dare indicazioni ai musicisti usano parole italiane… La musica parla italiano a ogni latitudine”.

Come vede il presente e il futuro del Teatro Massimo?

“Immagino un teatro pieno di giovani, bambini, ragazzi e adulti che possano affezionarsi all’incantesimo dell’opera, del balletto e dei concerti con percorsi costruiti in modo approfondito, ma nel futuro c’è anche la concezione di un Teatro Massimo come valore fondamentale del sistema culturale cittadino e nazionale. Un altro sogno che vorrei strutturare riguarda il potenziamento delle nostre relazioni internazionali che stiamo riattivando dopo la pandemia: il ‘Don Paquale’, al debutto italiano il 17 febbraio, è in co-produzione con Londra e Parigi e a giugno con la Traviata andremo in sei città del Giappone, comprese Tokyo e Osaka, facendo del Massimo l’ambasciatore di Palermo nel mondo”.


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