Il Milleproroghe alla Camera| Battaglia sui fondi per le periferie

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11 Settembre 2018, 15:49

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PALERMO – In un clima di quasi rivolta dei Comuni, approda oggi nell’Aula di Montecitorio il ddl Milleproroghe del governo. Che al suo interno ha tra i contenuti più controversi lo “scippo” dei fondi destinati alle periferie. Fondi saltati nel passaggio al Senato, con conseguente protesta dei Comuni e della classe politica siciliana, visto che l’Isola è la Regione più penalizzata da questo azzeramento. Per ripristinare le somme sono stati presentati dalle opposizioni degli emendamenti ma al momento c’è un certo pessimismo sul loro destino. E il Pd oggi è pronto a fare le barricate con l’ostruzionismo parlamentare. Tanto che i boatos riportati dalla stampa nazionale parlano della possibilità che il governo ponga la fiducia.

Le opere che riguardano la Sicilia valgono qualcosa come 400 milioni di euro. Parchi, strade, linee di tram, caserme, pali della luce, fognature, attività sociali e culturali: c’è tutto questo nel bando per le periferie, ossia di quel fondo che il Senato, nel decreto Mille Proroghe, ha deciso di cassare provocando le proteste non solo delle opposizioni, ma anche di quei 96 enti locali che in tutta Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, avrebbero dovuto ricevere quelle somme per finanziare bandi e progetti.

Il tesoretto a livello nazionale vale quasi quattro miliardi e che era stato destinato a 120 tra comuni e città metropolitane, secondo una graduatoria. Fondi destinati alla riqualificazione delle periferie e a progetti di sicurezza urbana, in grado però di muovere cofinanziamenti pubblici e privati. I primi 24 classificati (tra cui Messina città) hanno già ricevuto i soldi, mentre gli altri 96 erano in attesa. Ma al Senato è passato un emendamento che sposta i soldi su un altro fondo, destinato a tutti i comuni italiani e non più in base a progetti e graduatorie. “Una scelta che finirebbe per favorire i Comuni del Nord e per mantenere bloccate ancora per un pezzo questo risorse”, secondo il deputato e segretario del Pd siciliano Fausto Raciti. La mossa della maggioranza ha scatenato le proteste dell’Anci, l’associazione dei Comuni.

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La regione più penalizzata è proprio la Sicilia che avrebbe dovuto ricevere oltre 200 milioni di euro: 40 ciascuno per le ex Province di Palermo, Catania e Messina, più gli interventi per i singoli comuni che ammontavo a 18 milioni a testa per Palermo e Ragusa, 16 per Catania e Agrigento, 13 Siracusa, quasi otto a Caltanissetta, meno di cinque per Trapani ed Enna. Fondi che avrebbero avuto un effetto moltiplicatore grazie ai cofinanziamenti pubblici e privati: a Palermo, per esempio, si sarebbe arrivati a 118 milioni per la sola città capoluogo, altri 100 per l’area metropolitana. Il presidente dell’Anci Sicilia Leoluca Orlando ha scritto una lettera nei giorni scorsi chiedendo un dietro front. Il Pd si è mobilitato. Il segretario palermitano del Pd, il deputato Carmelo Miceli, ha annunciato la presentazione di un emendamento alla Camera per salvare i fondi destinati al capoluogo. Un emendamento soppressivo è stato presentato dalla parlamentare siciliana di Forza Italia Matilde Siracusano. Il dem Michele Anzaldi ha chiesto un colpo di reni ai governatori delle Regioni più penalizzate come Sicilia e Veneto. “La decisione del Senato assomiglia a un passo del gambero. Più che favorire gli investimenti nelle aree degradate del Paese, si va indietro congelando anche quelli già finanziati. Un non senso”. Così ha commentato nei giorni scorsi il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci auspicando una correzione di rotta alla Camera. Chiesta anche dai deputati regionali del Pd, che hanno presentato un ordine del giorno all’Ars, primo firmatario Nello Dipasquale, “per sollecitare l’intervento immediato del presidente e del governo della Regione per intervenire urgentemente nei confronti del parlamento nazionale affinché si attivi l’iter necessario per modificare questa norma”. Lillo Speziale, ex parlamentare regionale del Pd, chiede a tutti i deputati eletti in Sicilia di non votare la norma. Il momento della verità si avvicina, al momento sembra che l’intenzione della maggioranza sia quella di andare avanti e rimandare alla Finanziaria il tema. Oggi è in programma un incontro con l’Anci, che potrebbe portare qualche novità last minute.

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11 Settembre 2018, 15:49

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