21 Agosto 2022, 19:52
3 min di lettura
PALERMO – Al terzo rinvio la rabbia è difficile da placare. Alle 18, alla direzione regionale del Partito democratico, c’erano oltre un centinaio di partecipanti pronti per il collegamento. Pochi minuti dopo, la riunione era già stata dichiarata rinviata. “Non possiamo procedere con la votazione delle liste regionali perché le trattative sono ancora in corso”, avrebbe detto il segretario regionale Anthony Barbagallo, prima di spostare la seduta – senza ulteriori spiegazioni – alle 14 di domani. L’ennesima fumata nera per un Pd siciliano in cui alcune correnti più di altre sembrano sull’orlo di una crisi di nervi.
Le “trattative in corso” riguarderebbero lo stato di salute del “campo progressista”. Almeno così dicono dai vertici democratici siciliani. Sostenendo che la mancata riunione di oggi abbia a che fare con la necessità di capire se c’è ancora piena condivisione del programma, e del percorso, con il Movimento 5 stelle. Il resto, spiegano ancora i dem, si discuterà in direzione regionale. Il “resto” sono in realtà i temi che hanno infuocato il dibattito negli scorsi giorni, a proposito sia delle elezioni regionali sia di quelle nazionali (entrambe il 25 settembre).
Il clima è denso di elettricità per tante ragioni, che mischiano fibrillazioni regionali a malumori nazionali: perché Caterina Chinnici ha posto, come condizione della sua disponibilità a candidarsi come presidente della Regione, liste per l’Ars senza uomini o donne con pendenze giudiziarie di qualunque tipo, cosa che escluderebbe personalità di un certo peso elettorale.
“L’onorevole Caterina Chinnici non sta svolgendo né svolgerà valutazioni di casi dal punto di vista giudiziario – replica il segretario regionale Pd Anthony Barbagallo – Le richieste della candidata sono già note a tutti, così come il fatto che il partito assumerà le proprie decisioni attraverso gli organi competenti“. L’onorevole dem lancia acqua sul fuoco. La questione, insomma, sarà rimessa al voto della direzione regionale. E la candidata del campo progressista dovrebbe accettare la decisione, poiché espressione del partito.
Ad avvelenare i pozzi della serenità interna, però, ci sono anche questioni legate alle Politiche. Perché i posti contendibili sul nazionale, dopo il taglio dei parlamentari, sono pochi. Perché parecchi nomi eccellenti sono rimasti fuori dalle trattative, e borbottano, perché esclusi in favore di personaggi con meno storia sulle spalle, meno militanza territoriale, meno adesione agli ideali del Partito.
In questo contesto magmatico, la chiusura senza appello della riunione online per la direzione regionale del Pd. Tra le urla di molti, le domande di spiegazioni e la richiesta di aprire la seduta anche per il solo dibattito sulle regionali, pur senza procedere al voto. “Non sappiamo che genere di trattative siano in corso”, dice uno dei dissidenti a LiveSicilia. “Il livello della democrazia all’interno del Partito democratico è questo. Stare dentro a un partito non significa tenere la tessera: significa potere intervenire nel dibattito interno. Di fatto, il dibattito non c’è. È come se fossimo tutti fuori“. Qualcuno più fuori di qualcun altro.
Ad alimentare i borbottii dentro al Pd sono stati i casi locali di Valentina Scialfa (non sufficientemente legata al partito), Giuseppe Lupo, Angelo Villari, Luigi Bosco (tutt’e tre imputati, in processi diversi) e Antonello Cracolici (penalizzato per le elezioni del Senato, adesso deciso a correre per l’Ars). Oggi è arrivato anche il caso, che stavolta non ha a che fare con la direzione regionale, di Pietro Grasso: l’ex presidente del Senato ha dichiarato all’Ansa di avere manifestato la sua disponibilità per una candidatura alle Politiche, ma di non essere stato preso in considerazione dal segretario nazionale Enrico Letta. Un fatto che ha scatenato la reazione di Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni, che ha parlato di un “segnale pericoloso“.
Le liste per le Politiche devono essere presentate entro le 20 di domani. Mentre per quelle regionali c’è ancora tempo qualche giorno di tempo. Per essere più chiari: le scadenze si susseguono con rapidità e per valutare i malumori fatti presenti dalla base alla direzione regionale ed equilibrare i nomi c’è sempre meno tempo. Cosa che complica il quadro per eventuali correttivi.
Pubblicato il
21 Agosto 2022, 19:52