Il pallone, l’anima che non tradisce mai

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03 Luglio 2010, 13:27

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Il pallone ha un’anima, è ormai accertato dal punto di vista scientifico! Un’anima beffarda e sarcastica, ironica e insopportabilmente provocatoria, sardonica e imprevedibilmente folle. L’anima del calcio è racchiusa dentro quest’oggetto di forma sferica e di materiale variabile che, da quasi centocinquant’anni, alimenta le passioni e le pulsioni della civiltà planetaria.
Non credo che ci sia ancora qualcuno che abbia bisogno di conferme dopo quello che abbiamo visto ieri.
Il rigore all’ultimo secondo (non è un modo di dire!) del secondo tempo supplementare sbagliato da colui che fino a ieri era l’eroe nazionale ghanese, il centravanti Gyan, ha dato un seguito ad una partita che sembrava finita e la vittoria dell’Uruguay, ai calci di rigore, è stato il logico finale di film d’autore, una scena scritta da uno sceneggiatore di Hollywood: forse quello di “Fuga per la vittoria”.
Il dramma dell’unico Paese africano rimasto in lizza nel primo mondiale giocato in terra africana… una tragedia continentale che ha mandato al manicomio milioni di uomini e donne, ha causato un tale versamento di lacrime da rimpinguare le acque dei grandi laghi; uno scoramento collettivo da isteria millenaria.
Malgrado la vittoria della Celeste, tutte le previsioni della vigilia sono state scombussolate dalla vittoria dell’Olanda sul Brasile. Anche in questo caso l’anima beffarda del pallone ha svolto in modo egregio il suo lavoro.
C’era qualcuno, alla fine del primo tempo, che pensava che l’Olanda potesse ribaltare il risultato e vincere con un gol di testa del più basso della compagnia? Sì, proprio lui: il genio di Utrecht, il metronomo della squadra campione d’Europa, quel fascio di nervi esplosivi che risponde al nome di Wesley Sneeijder.
E così, il pronostico della vigilia è svanito nel nulla e sono rimasti delusi tutti quelli che già pregustavano una ripetizione della finale del 1950, la storica partita del Maracanà raccontata, in modo brillante, dalle penne di Osvaldo Soriano e Eduardo Galeano.
Ghiggia, Schiaffino e il capitano Obdulio Varela: la storia del calcio ma soprattutto della letteratura.
E oggi potrebbe essere un altro giorno imprevedibile. Se non lo avete fatto ieri avete l’obbligo di farlo oggi: invitate gli amici, rinunciate alle feste di matrimonio o all’aperitivo del sabato sera, mettetevi comodi sul divano e gustatevi la sfida epica di questo mondiale. Le due migliori squadre viste in Sudafrica si scontrano nei quarti di finale, Ettore contro Achille, Rocky Balboa contro Ivan Drago, Orazi e Curiazi… Germania contro Argentina, la storia dell’immigrazione europea contro quella sudamericana
Si affrontano le nazionali di calcio che hanno fatto un pezzo fondamentale della storia dei mondiali: in finale nel 1986, il grande mondiale di Maradona Valdano e Burruchaga, e nel 1990, con un gol su rigore inesistente realizzato da Andreas Brehme.
Risultato imprevedibile ma riuscite ad immaginare la tragedia se, dopo le partite di oggi, il piccolo Uruguay rimanesse l’unico Paese a rappresentare il continente americano?
Siamo cresciuti guardando strani personaggi in mutande, maglie colorate e scarpette coi tacchetti che si sfidavano in questa arena mondiale… oggi non fateci vedere altro in tv, non costringeteci a leggere i giornali, diceva Palazzeschi, “lasciatemi divertire!”

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03 Luglio 2010, 13:27

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