21 Settembre 2016, 17:26
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PALERMO – Vicenda privata sì, ma sfociata nel penale e con personaggi pubblici per protagonisti. Tra le “persone informate sui fatti” citate dai pubblici ministeri di Palermo ci sono anche un politico di rilievo nazionale e il figlio di un padrino di Cosa nostra. Sono stati sentiti dai magistrati nell’ambito dell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari Rosario Basile. Era stato proprio il patron di Ksm a fare i loro nomi ai pm. Li aveva appresi dalla donna con cui aveva avuto un relazione dalla quale sarebbe nato un figlio. Il condizionale è giustificato dal fatto che la causa per il riconoscimento della paternità è ancora in corso davanti al Tribunale civile.
E così i carabinieri hanno convocato il politico e il figlio del boss, un ergastolano della vecchia mafia, che ha avuto pure lui guai con la giustizia. Non facciamo i nomi per ragioni di privacy, ma l’intreccio descritto dai loro racconti è stato oggetto di verifica da parte dei pm per valutare l’attendibilità delle persone sotto inchiesta e delle stessa donna che, secondo l’accusa, Basile avrebbe minacciato e calunniato per convincerla prima ad abortire e poi a rinunciare alla causa per la paternità. Ed infatti le due testimonianze fanno parte del fascicolo dell’indagine.
Il primo a rendere dichiarazioni, il 27 luglio scorso, è stato il politico. Aveva conosciuto la donna “circa 5 anni fa”. Le era stata presentata da un altro noto politico perché “voleva candidarsi alle elezioni forse comunali”. Quando i due si conobbero “lei mi disse subito che era fidanzata con il figlio” del boss e “che poteva avere i voti della mafia e che andava a trovare il compagno in carcere”.
Il politico decise di non candidarla e cercò di “convincerla che quel fidanzamento era da evitare”. Solo che, “poiché la ragazza era avvenente”, nel 2010 iniziò fra loro una “relazione episodica” che “durò circa tre anni”, fino a quando “lei mi disse che era rimasta incinta di me e allora la mandai da un ginecologo mio amico ad abortire”. Fu sempre il politico ad attivarsi per trovarle un lavoro: “Io chiamai Basile, a cui già in passato è capitato di chiedere questo tipo di favori, a cui chiesi se poteva darle una mano”. In realtà era “un modo per liberami di lei”. Voleva tagliare ogni rapporto dopo averne parlato con moglie. Da Basile il politico seppe poi della denuncia per tentata estorsione che, secondo il pm Siro De Flammineis, sarebbe stata strumentale per screditare la figura della donna ed evitare di riconoscere il figlio nato dalla loro relazione. “Basile non era propriamente un mio amico – mette a verbale il politico -, è un buon conoscente con cui abbiamo ottimi rapporti e che mi ha aiutato anche in campagna elettorale”.
Il 25 agosto è toccato al figlio del boss, che aveva avuto la relazione con la ragazza anni prima del politico, ricevere la convocazione: “Negli anni 2007-2008 ho frequentato questa ragazza in quanto era la mia fidanzata poi sono rimasto in buoni rapporti, consistenti in qualche sporadica telefonata di circostanza” e in una di queste telefonate la ragazza gli fece la confidenza di avere avuto una relazione “con un uomo, il suo datore di lavoro, dal quale aveva avuto un bambino… mi ha riferito di problemi legati al riconoscimento della paternità del figlio” e che “non lavorava più presso il proprio datore di lavoro a causa di queste vicende”.
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21 Settembre 2016, 17:26