Il ritorno di Giuseppe Arena|"Io, la Politica, Musumeci" - Live Sicilia

Il ritorno di Giuseppe Arena|”Io, la Politica, Musumeci”

Il neo presidente del Parco dell'Alcantara parla a tutto campo.

Giuseppe Arena è rientrato nell’agone politico-amministrativo, seppur dalla finestra del Parco dell’Alcantara. Il presidente della Regione Nello Musumeci lo ha chiamato a dirigere uno di quegli enti di sottogoverno che, al pari di altri, necessita di una sostanziale riprogrammazione. Si tratta di una nomina dal parto travagliato, seppur destinata ai politici e non ai cosiddetti tecnici. Ecco il curriculum di Arena: nato in Alleanza nazionale, ma diventato deputato Ars tra gli autonomisti di Raffaele Lombardo, alle scorse Regionali era in lista con Diventerà Bellissima.

Una nomina al rallentatore. Giuseppe Arena, che è successo?

“Non direi che sia arrivata con lentezza. C’è semmai che la procedura delle nomine è complessa e articolata. Una lentezza fisiologica e tutta italiana”.

Perché Musumeci ha pensato a lei?

“Io intanto mi sento onorato di ciò, ma non le so dire nello specifico perché abbia scelto. Magari avrà considerato la mia esperienza amministrativa. Penso a quando fui vicesindaco a Catania del compianto Umberto Scapagnini. Penso anche alla mia attività in commissione Ambiente all’Ars. Oppure alla mia esperienza professionale nel campo giuridico”. 

Qual è il suo programma di lavoro?

“Il Parco fluviale dell’Alcantara è un meraviglioso e inestimabile tesoro che ha bisogno di essere valorizzato e messo a disposizione del territorio. Va reso più fruibile ai siciliani, prima ancora che ai turisti. Questo è il primo grande obiettivo”. 

Come intende riuscirci?

“Dobbiamo coinvolgere i comuni, le scuole, le associazioni ambientaliste, i club service. Penso ai progetti di educazione civica e ambientale. Penso pure alla possibilità di creare una pista ciclabile nel parco. Penso pure alle rappresentazioni classiche, alle tragedie greche. Penso ancora al lancio di un marchio riconoscibile”.

Lo farà da tecnico o da politico?

“Sono un politico, inutile farne mistero. Anche se penso che l’amministrazione in sé non sia mai esclusivamente di destra o di sinistra. Si deve lavorare sempre nell’esclusivo interesse della comunità”.

Alle scorse Regionali era candidato nelle liste per Musumeci, oggi dove si colloca?

“Da uomo di destra mi sono candidato per dare un contributo alla coalizione. Oggi sono tornato in quella casa che non ho mai smesso di amare e che è rappresentata con modernità e intelligenza da Giorgia Meloni e dai Fratelli d’Italia. Una storia che per me non si è mai interrotta”. 

E il passaggio nell’Mpa?

“La mia militanza in An si è interrotta quando la Fiamma confluì nel Pdl. Un soggetto che, a ragione, ritenevo una accozzaglia indefinita. Aderii all’Mpa perché ne apprezzavo le forti spinte territoriali e autonomiste”.

Sulla stampa c’è ancora c’è chi le ricorda l’abbraccio con Raffaele Lombardo, le pesa?

“Non sento alcun marchio addosso. La mia esperienza nell’Mpa si configurava quale rappresentante della destra autonomista, una corrente minoritaria, seppur presente, all’interno di un soggetto fortemente ancorato ai valori della Dc e agli ideali sturziani”.

Arena, si fermi un attimo, cos’è la destra autonomista?

“Guardi, glielo spiego con un episodio. Posso?”

Prego.

“Ricordo ancora lo scandalo che suscitai quando in una conferenza programmatica dell’Mpa citai Ezra Pound. Gelai una sala di mille persone. Tutti stupiti. Strano. In fondo, entrando nella sede dell’Mpa vi era un quadretto appeso con sù una storica frase del poeta americano: Se un uomo non è disposto…”.

E perché lo ha fatto? 

“Perché volevo che la presenza politica degli ex An venisse riconosciuta. Quella con l’Mpa è un’esperienza chiusa, del passato. Vissuta però senza abdicare mai alle mie idee”.


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