Immigrazione, povertà, disabilità |Le politiche sociali a convegno

di

21 Novembre 2017, 17:23

2 min di lettura

PALERMO – Immigrazione e povertà sono problemi lasciati spesso all’iniziativa dei singoli comuni, che a volte non hanno risorse né conoscenze sufficienti per un’azione efficace. Partendo da questa constatazione è nato un progetto, il Piano regionale multiazione, che coinvolge le tre università siciliane e prevede che gli atenei mettano a disposizione le proprie risorse per aiutare le pubbliche amministrazioni. Il progetto, che sarà presentato venerdì 24 novembre a Palermo alla Galleria d’arte moderna, è il primo di questo tipo in Italia.

A spiegare l’iniziativa è Massimo Rizzuto, uno dei coordinatori del progetto: “Molto spesso i fondi europei per l’immigrazione o per altri ambiti vengono persi, perché i comuni non hanno le competenze necessarie a scrivere i progetti, a gestirli e a rendicontarli”. La soluzione, dice ancora Rizzuto, è stata trovata pensando un nuovo ruolo per le università: “Finora le università non si sono mai occupate di pianificazione e progettazione insieme alle pubbliche amministrazioni. Oggi invece condividono con gli enti incaricati di elaborare politiche pubbliche, come comuni e regioni, un processo in due parti: pianificazione, ovvero raccolta di dati per rispondere a un bisogno concreto, e la creazione di reti e network con altri soggetti, sia pubblici che privati”.

È così che è nato il Piano regionale multiazione, che usa risorse del Fondo attivo migrazioni e integrazione per favorire l’ingresso di migranti nel mondo del lavoro: “È un progetto che favorisce l’uscita dei migranti dalla dimensione dell’assistenzialismo – dice Rizzuto – la principale risorsa dell’integrazione infatti è il lavoro. Si spende tanto in attività di integrazione, ma noi vogliamo attivare un percorso efficace, e i soggetti migranti spesso hanno professionalità che possono essere condivise, al contrario della percezione comune che li vede incapaci di svolgere qualsiasi attività. Molti di loro – conclude Rizzuto – hanno un vissuto e una capacità professionale significativa, e infatti il nostro progetto è proprio quello di certificare le loro competenze”.

Articoli Correlati

In questo disegno, dunque, le università diventano non solo l’istituzione da cui passa il dialogo tra diversi enti, ma anche fornitori di servizi a costo zero per le pubbliche amministrazioni: “Per ogni progetto l’università – dice ancora Rizzuto – costruisce un progetto con il comune, che si assume il ruolo di ente capofila e viene affiancato dall’università per la rendicontazione, il monitoraggio delle attività e interfacciandosi con i soggetti che erogano i fondi. Noi, come università, facciamo ad esempio molti report sulla povertà, molto dettagliati, mentre i comuni non hanno i dati e non riescono a pianificare. Da oggi, con questo progetto pilota, è possibile fare in modo che l’università lavori per i comuni”.

 

Pubblicato il

21 Novembre 2017, 17:23

Condividi sui social