29 Luglio 2019, 10:20
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PALERMO- “La comunità siciliana ha il dovere di conservare la memoria e di essere grata e riconoscente a un valoroso uomo delle istituzioni quale Rocco Chinnici è stato. Antesignano della lotta alla mafia, seppe intuire le capacità eccezionali di due giovani colleghi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, chiamandoli accanto a sé. Oltre a comprendere che era necessario un lavoro di squadra. E fu proprio grazie al suo intuito che è stata scritta una pagina indelebile nella storia del contrasto alla criminalità, con la creazione del primo pool antimafia”. Lo dice il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, in occasione del 36/mo anniversario dell’attentato in cui persero la vita il capo dell’Ufficio istruzione di Palermo, il maresciallo Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere del condominio in cui il giudice viveva, Stefano Li Sacchi. “Quel sistema virtuoso di investigazioni – prosegue il governatore – ha, infatti, consentito allo Stato di avere una conoscenza approfondita del fenomeno mafioso, primo passo fondamentale per un’opera di contrasto e repressione efficace. Anche se spesso isolato e deriso, dai suoi stessi colleghi, Chinnici credeva fino in fondo nella legalità e nella giustizia e ha sacrificato la propria vita per difenderle. Ecco perché, al di là della ricorrenza odierna, abbiamo il dovere di non dimenticarlo”. Numerose le iniziative per ricordare Chinnici: una corona d’alloro sarà deposta in via Giuseppe Pipitone Federico, dove avvenne la strage. Il magistrato sarà commemorato anche a Misilmeri e a Cefalù.
“Intuizioni uniche su mafia in USA e narcotraffico, presenza nelle scuole, ‘invenzione’ del pool con #Falcone e #Borsellino: la lotta antimafia deve tanto a Rocco #Chinnici. Oggi il nostro è un ricordo intriso di immensa gratitudine”. Così su Twitter il capogruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera Francesco D’Uva.
Cerimonia questa mattina per commemorare le vittime della strage di via Pipitone Federico, avvenuta a Palermo il 29 luglio 1983, nella quale rimasero uccisi da una carica di tritolo il giudice Rocco Chinnici, i carabinieri della scorta Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta e il portiere dell’edificio in cui abitava il magistrato, Stefano Li Sacchi. Autorità civili e militari hanno partecipato alla commemorazione nel luogo della strage, dove sono state deposte corone di fiori. Presenti anche un gruppo di giovani dell’associazione Libera, i figli di Chinnici, Caterina, europarlamentare del Pd, e Giovanni, presidente della Fondazione che porta il nome del padre. “Chinnici – ricorda Alberto Di Pisa, magistrato in pensione e oggi commissario dell’ex Provincia di Agrigento – aveva una non comune capacità di lettura del problema mafia. Gettò le basi di quello che poi, con il suo successore Antonino Caponetto, sarebbe stato il cosiddetto pool antimafia dell’Ufficio istruzione, cui corrispondeva il pool antimafia costituito in Procura e di cui io, insieme ad altri colleghi, facevo parte”.
“Ripensiamo con amarezza e rimpianto alla sua figura di magistrato, alla passione con cui portava avanti l’impegno di contrasto alla mafia, alle notevoli capacità investigative che lo convinsero ben presto di come il fenomeno mafioso richiedesse una rete di sinergie e di competenze da mettere in campo per una strategia innovativa, da affidare a giovani magistrati fortemente motivati. Fu così che nacque il ‘pool antimafia’ di cui fecero parte anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”. Lo afferma il presidente della Camera Roberto Fico in un messaggio alla Fondazione Chinnici per l’anniversario della morte di Rocco Chinnici. “Di Rocco Chinnici ricordiamo anche la generosa attenzione nei confronti degli studenti – sottolinea ancora Fico – cui rivolgeva importanti lezioni sul tema della legalità, esortandoli a farsi protagonisti attivi di un cambiamento culturale capace di minare alla radice la mentalità mafiosa. A nulla o a poco serviranno gli strumenti repressivi, se non si risolvono i problemi del territorio: le lacune nel sistema socio-familiare, la dispersione scolastica, la mancanza di un lavoro dignitoso, la povertà, le diseguaglianze e la marginalità”. “Il ricordo di Rocco Chinnici dovrebbe, dunque, servire soprattutto a questo: a stimolare, nella lotta contro la mafia, una risposta sempre più ampia e partecipe, che si esprima come battaglia investigativa e giudiziaria, ma anche come politica attiva di sviluppo, di contrasto delle diseguaglianze sociali, di denuncia corale contro le pratiche collusive e contro le tante forme di corruzione e illegalità. Ciò richiede impegno, rigore, sensibilità civica e, soprattutto – conclude – ostinazione nel non rinunciare mai ad immaginare la possibilità di creare un Paese migliore”.(ANSA).
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29 Luglio 2019, 10:20