PALERMO – Nel 2013 aumenta – seppur di poco – la quota delle famiglie siciliane che dichiarano un peggioramento della propria situazione economica e si dicono pessimiste per il futuro. A renderlo noto è l’Istat, con l’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”, che ha rilevato le dimensioni della soddisfazione dei cittadini sotto vari aspetti specifici (famiglia, economia, amici, salute, tempo libero).
Per il 41,8 per cento delle famiglie siciliane, la situazione economica generale è un po’ peggiorata rispetto all’anno precedente, mentre per il 18,6 per cento è peggiorata di molto. Dunque, per sei famiglie su dieci la situazione economica è in peggioramento, dato in crescita del 1,6 per cento rispetto al 2012. Simile il dato degli insoddisfatti per delle proprie condizioni economiche: il 47,6 per cento le ritiene scarse, totalmente insufficienti per un 11,4 per cento delle famiglie. L’indagine rivela, inoltre, come gli uomini siano relativamente più soddisfatti delle proprie condizioni economiche rispetto alle donne, mentre queste lo sono di più per le condizioni generali di vita.
“La condizione economica delle famiglie siciliane è la peggiore d’Italia – commenta Paola Costantini, responsabile delle attività di manutenzione e aggiornamento della banca dati regionale dell’Istat –, prova ne sia il numero di coloro ritengono tanto la propria situazione, quanto quella generale, fortemente peggiorata rispetto all’anno precedente, il più alto a livello nazionale. E se confrontiamo il dato odierno con quello del 2010, notiamo come il numero degli insoddisfatti sia passato dal 45 di allora al 60 per cento di adesso”.
“Questi dati sono lo specchio di una crisi che in Sicilia è ancor più grave che nel resto d’Italia”, dichiara Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil regionale. “L’Isola – prosegue Pagliaro – è fanalino di coda sotto tutti gli aspetti economici: abbiamo i redditi e le pensioni più bassi d’Italia e il lavoro si perde costantemente. Tutto questo si traduce, di conseguenza, in un’incertezza economica crescente per le famiglie. È un elemento su cui riflettere. Serve una politica più attenta, che smetta di fare annunci e passi ad atti concreti, a partire dalla gestione dei nuovi fondi europei che arriveranno tra poco più di un mese”.
