06 Novembre 2023, 05:01
3 min di lettura
CATANIA – “È emersa la necessità, con pressante urgenza, di verificare la distanza che intercorre tra il sito di progetto e il centro abitato più prossimo”. Prima di arrivare all’approvazione o al diniego del permesso per la costruzione del termovalorizzatore di Catania, c’è bisogno di rispondere a questa domanda. A dirlo è il gruppo istruttorio della Cts, la Commissione tecnico specialistica della Regione Siciliana che sta valutando il progetto presentato da SI Energy. La società del gruppo Alfa Acciai (quello delle Acciaierie di Sicilia) vuole costruire alla zona industriale del capoluogo etneo il più grande impianto di incenerimento mai proposto in Sicilia.
Il gruppo istruttorio della Cts già a metà aprile aveva inviato al nucleo della Commissione una proposta di parere. Che però era stato spedito indietro perché sarebbero stati necessari ulteriori approfondimenti. A dirlo era stato Vito Patanella, segretario coordinatore dell’organismo regionale, che aveva risposto così – a settembre – alle domande di LiveSicilia. Annunciando che la Cts avrebbe plausibilmente dato il suo parere, favorevole o contrario, entro il mese di ottobre. Cosa che non è avvenuta. Anzi: ha lasciato spazio a una nuova richiesta documentale, quella sulla distanza dal centro abitato, inviata al Dru, il Dipartimento regionale dell’Urbanistica. Perché al di là di quanto scritto nel progetto, devono essere gli uffici regionali a dare “i giusti risultati“.
La richiesta è contenuta in una lettera datata 18 settembre 2023. Pochi giorni prima, dalle pagine di questa testata, era emerso che la società SI Energy, che nel 2020 ha proposto la costruzione del termovalorizzatore, aveva cominciato a perdere la pazienza. A luglio 2023, infatti, l’impresa aveva inviato una lettera di sollecito alla Regione, sottolineando che l’ultima seduta di conferenza dei servizi si era svolta a luglio 2022. E che da allora, quindi da un anno, non c’erano state risposte. Una versione confermata a LiveSicilia dall’amministratore unico Giovanni Fortini, prima di inviare un secondo sollecito agli uffici palermitani.
Le interlocuzioni tra SI Energy e il servizio Autorizzazioni del dipartimento dell’Ambiente della Regione ricominciano a quel punto. Il gruppo istruttorio e l’azienda si incontrano il 27 settembre 2019. Alla fine di ottobre i privati inviano delle “integrazioni volontarie” dopo alcuni chiarimenti richiesti. Gli allegati, però, non risultano ancora tra i documenti pubblicati sul portale delle valutazioni ambientali siciliano.
Così come non c’è ancora alcuna risposta del dipartimento urbanistico sulla distanza precisa dal centro abitato. Un tema che è tornato di attualità recentemente. Da quando, cioè, il presidente della Regione Renato Schifani e l’assessore all’Energia Roberto Di Mauro hanno manifestato l’intenzione di abrogare la norma regionale che prevede una distanza minima di tre chilometri tra le case e gli impianti di trattamento dei rifiuti.
Quello di SI Energy, poi, non è un progetto qualunque. Il termovalorizzatore dovrebbe nascere su un’area di 67mila metri quadrati ed essere in grado di trattare 550mila tonnellate di rifiuti l’anno. Nel 2021 la CTS della Regione Siciliana aveva rilasciato un parere intermedio pieno di criticità a cui aveva fatto seguito, nel 2022, quello della Città metropolitana di Catania. I tecnici della ex provincia avevano parlato di “ricadute ambientali cumulate“.
Un impianto di incenerimento, insomma, si troverebbe in un contesto industriale già denso di altre attività, dicevano i tecnici. In base ai loro calcoli, avevano stimato che la concentrazione di inquinanti, tra cui le diossine, fosse “ampiamente fuori soglia”. Fatto che “potrebbe riflettersi su tutto il sistema biotico dei vegetali e della fauna presente, entrando a fare parte della catena alimentare“, si leggeva nel parere.
A metà 2022, erano arrivate anche le osservazioni delle associazioni Zero Waste Italy e Rifiuti Zero Sicilia. “Il rischio, altissimo e concreto, è che si inneschi un pericoloso processo inverso rispetto alla gerarchia dei rifiuti – affermavano gli ambientalisti – Ovvero che per garantire la continuità di funzionamento e la sostenibilità economica di un impianto di incenerimento sovradimensionato, si abdichi alla applicazione severa e rigorosa dei criteri graduati di economia circolare“.
Tradotto: non è che per alimentare un termovalorizzatore troppo grande si finisce a buttarci dentro anche immondizia che potrebbe essere differenziata, recuperata e avviata al riciclo? A rispondere anche a queste domande dovranno essere prima la Commissione tecnico specialistica e poi la politica regionale.
Pubblicato il
06 Novembre 2023, 05:01