Inchieste, traslochi, Covid e politica | Sanità, se l’azienda è “senza capo”

di

01 Giugno 2020, 06:03

6 min di lettura

Con l’Asp di Trapani fanno quattro. Sono le aziende sanitarie e ospedaliere siciliane che oggi si trovano senza un vertice a tutti gli effetti. Senza un direttore generale, cioè. Con dirigenti “facenti funzione”, anche in questo momento complicatissimo a causa del Covid. In molti casi, arriveranno dei commissari, mentre “già in occasione della prossima giunta – annuncia l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza – porterò l’avviso per la selezione dei nuovi direttori generali per i posti vacanti”. Nel frattempo, però, fa sapere l’assessore, il governo procederà con la nomina dei commissari, nell’attesa che vengano completate le più complesse procedure per la scelta del nuovo dirigente per le quattro aziende senza capo.

Il Policlinico di Palermo, la terna e la polemica

E dietro ogni azienda c’è una storia, a volte una inchiesta, quasi sempre la politica e molto spesso una polemica. L’ultima, è quella tra il rettore dell’Università di Palermo Fabrizio Micari e l’assessore alla Salute Ruggero Razza. Il motivo? La mancata nomina del manager del Policlinico, nonostante sembra sia tutto pronto per indicarlo. Per gli ospedali universitari, la procedura per la scelta del dirigente apicale è infatti un po’ diversa e coinvolge, appunto i rettori. Ma nel caso di Palermo, il rettore avrebbe già fatto tutto: scegliendo da una terna il nome di Gaetano Sirna. “Ma dal 3 marzo, è tutto fermo” lamenta Micari che a più riprese ha chiesto a Razza di procedere con la nomina: “Da parte dell’Assessore – ha detto il rettore – un assordante silenzio. Mi preme sottolineare che sono ormai passati 158 giorni dalle dimissioni del dott. Carlo Picco dall’incarico di direttore generale del Policlinico Universitario”. A stretto giro è arrivata la replica di Razza: “La crisi sanitaria – ha detto – ha impegnato due dei tre componenti della “rosa di nomi” in quanto già direttori generali (si tratta di Barone, dg del Bonino Pulejo e Lanza alla guida dell’Asp di Catania, ndr). Procederò nelle prossime giornate a definirne il vertice. Ma è insopportabile l’arroganza con cui il professor Micari sembra dimenticare che la sanità regionale in queste difficili settimane ha avuto priorità legate alla emergenza sanitaria. Oggi capisco che, forse, la sua priorità è diventata la campagna elettorale per il prossimo Rettore, ma la mia resta ancorata al buon senso e al principio di legalità sostanziale degli atti che assumo”. Resta da capire, adesso, se, visto il clima, la nomina annunciata per le “prossime giornata” sarà proprio quella di Sirna.

Agrigento, l’Asp e i partiti 

Fatto sta che al momento uno dei Policlinici più importanti d’Italia è senza un manager a tutti gli effetti. Una circostanza non provocata dal governo, in questo caso, visto che è il frutto dell’addio di Carlo Picco, che è tornato nella sua regione d’origine: il Piemonte. Una storia un po’ diversa è quella che ha “decapitato” l’Asp di Agrigento. Perché questa volta è stato un siciliano a lasciare la propria terra per accettare un incarico altrove: Giorgio Santonocito, nel novembre scorso, ha così lasciato l’Asp di Agrigento per lavorare nel Lazio. Al momento, come prevede la legge, c’è un “facente funzioni”. Ma in questo caso, a differenza del Policlinico di Palermo, la procedura è più semplice.

La nomina è di stretta competenza dell’assessore. Ma non è ancora arrivata. Il motivo? Secondo i rumors di palazzo, stavolta c’entra la politica. Una “pratica” del resto stigmatizzata dai magistrati in occasione dell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’altro manager Fabio Damiani. I veti incrociati, insomma, la volontà di incidere su quella nomina di un’ampia fetta di politica agrigentina starebbe bloccando tutto. Un dubbio che emerge anche da una dichiarazione del presidente dell’Antimafia regionale, Claudio Fava che ha già annunciato l’avvio di una commissione di inchiesta sulla Sanità siciliana: “Dopo le miserie che l’inchiesta palermitana sulla sanità ci ha regalato nei giorni scorsi, nessuna furbizia politica è più tollerabile. I commissariamenti in atto nelle Aziende sanitarie vanno risolti nominando, secondo procedure trasparenti, direttori e dirigenti. Sostituire un commissario con un altro, come si pensa di fare con la Asl di Agrigento, magari sperando di trarne utilità in vista delle future amministrative, è inaccettabile”. Anche in questo caso ad assumere le funzioni di direttore generale è il direttore amministrativo, Alessandro Mazzara. Una ricostruzione ovviamente non condivisa dall’assessore: “Anche nel caso di Santonocito – dice Razza . ci siamo trovati a ridosso dell’emergenza. In occasione di nessuna nomina sono state seguite logiche di appartenenza, ma ci siamo basati su selezioni compiute da una commissione e i migliori sono stati tutti utilizzati”.

Articoli Correlati

Policlinico di Catania, il San Marco e il dg mai nominato

E così, presto arriverà una nuova selezione anche per individuare il direttore generale dell’Asp di Agrigento. Così come a Catania. Ma questa è un’altra storia ancora. Lì non c’è stato nessun trasloco, nessuna dimissione, nessun arresto. Al Policlinico etneo, semplicemente, dalla scadenza dell’incarico di Paolo Cantaro, il manager non è mai stato nominato. A guidarlo dal 2018 è il commissario Giampiero Bonaccorsi. Il motivo? “Semplicemente – spiega Razza – abbiamo atteso che venisse completato l’iter per l’apertura dell’ospedale San Marco di Catania. Il nostro governo ha fatto prevalere il principio di continuità amministrativa e quello dell’interesse pubblico”. Una motivazione sufficiente per non dotare un altra delle aziende più importanti del Mezzogiorno di un direttore generale? “Dopo quasi due anni – dice il capogruppo di Italia Viva all’Ars, Nicola D’Agostino – è necessario fare una scelta, serve per poter dare respiro e programmazione all’Azienda. Così come non possiamo dimenticare che l’attuale reggente ha avuto il grande merito dell’apertura del San Marco”. Secondo il neosegretario del Pd siciliano, Anthony Barbagallo “non è più differibile la nomina del direttore generale. La politica è chiamata a dare certezze sulla governance di una delle strutture sanitarie più prestigiose del Sud”.

L’inchiesta di Trapani e il post-Damiani

La politica, si diceva. A lungo cercata, stando alle risultanze dell’ultima inchiesta, dal manager dell’Asp di Trapani Fabio Damiani. Secondo gli inquirenti, il dirigente era alla “spasmodica ricerca di appoggi”. Che poi la sponsorizzazione sia arrivata o meno, sarà da vedere. Intanto al suo posto c’è un altro “facente funzione”, cioè il direttore sanitario Gioacchino Oddo e Razza ha avviato l’iter per la revoca dell’incarico. “Nelle aziende prive di direttori generali – denuncia il vicesegretario regionale del sindacato Cimo, Angelo Collodoro – lo scontro e l’ingerenza politica per avere un posto al sole. I politici, come abbiamo denunciato già in passato, vogliono il loro uomo seduto sulla poltrona che conta dalla quale poter avviare poi operazioni che possono portare consenso”. “Chiederemo all’assessore Razza – hanno annunciato nei giorni scorsi i segretari generali regionali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl Gaetano Agliozzo, Paolo Montera ed Enzo Tango – di affrontare anche il tema “caldo” del management delle aziende del Sistema sanitario regionale. Il completamento del quadro manageriale non è più rinviabile, anche in vista dell’applicazione delle disposizioni relative all’emergenza sanitaria Covid-19, e ci aspettiamo che le nomine vengano fatte seguendo criteri più prettamente meritocratici e non seguendo logiche di appartenenza politica”.

Nomine e politica 

La politica e le nomine. Un quadro di insieme tratteggiato nei giorni scorsi anche dai magistrati palermitani: secondo gli inquirenti, infatti, dall’inchiesta sulle tangenti nella Sanità siciliana, emerge “la nefasta ingerenza politica, del tutto avulsa da logiche meritocratiche, nelle procedure di designazione dei direttori generali delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere siciliane da parte della Giunta regionale”. La politica, il governo che dovranno colmare quei posti di vertice, ha almeno quattro “occasioni” per allontanare queste ombre.

Pubblicato il

01 Giugno 2020, 06:03

Condividi sui social