29 Novembre 2019, 20:38
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PALERMO – Una lettera, depositata tra le carte della commissione antimafia all’Assemblea regionale siciliana, firmata dai deputati Pippo Gennuso, Luigi Genovese, Gaetano Galvagno, Riccardo Gallo, Tony Rizzotto, Riccardo Savona, Michele Mancuso chiede formalmente di indagare sulle vicende che hanno portato all’assegnazione della scorta al giornalista Paolo Borrometi. Lo rende noto il sito Meridionews. Sulla vicenda con una nota interviene la Cgil. “La lettera alla Commissione antimafia di sette deputati dell’Ars, che chiedono l’approfondimento di episodi che hanno portato all’assegnazione della scorta a Paolo Borrometi, ha dell’incredibile. Sia per la storia di Borrometi e il suo impegno sul fronte della legalità che per la discutibilità della fonte”, dicono il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino e il segretario nazionale Cgil, Giuseppe Massafra. I due esponenti della Cgil aggiungono: “Si tratta di tentativi, gravi, di screditare chi concretamente si è battuto contro la mafia e il malaffare in questa regione. Tentativi esperiti utilizzando ridicoli pretesti”. “Ci auguriamo – concludono -che sulla vicenda ci sia una presa di posizione netta dei presidenti della Regione e dell’Ars”. L’antimafia ha protocollato la lettera ricevuta e ha deciso di inoltrarla alle tre Procure di Siracusa, Ragusa e Catania, chiedendo appunto di “verificare se ci siano procedimenti o incartamenti legati alla situazione del giornalista. Sulla base delle risposte delle Procure, la commissione valuterà se esistono i margini per un eventuale approfondimento”. (ANSA).
Aggiornamento 30 novembre
I deputati regionali siciliani Riccardo Gallo, Michele Mancuso e Riccardo Savona “non confermano, e pertanto ritirano, la sottoscrizione del documento tramite cui si chiede alla Commissione antimafia all’Assemblea Regionale di approfondire le vicende che hanno portato all’assegnazione della scorta al giornalista Paolo Borrometi”. E’ quanto si legge in un comunicato. Gallo, Mancuso e Savona spiegano di “avere apposto la firma per errore, tra tanti altri documenti e mozioni che ritualmente si firmano nel corso dell’attività parlamentare. A seguito di successiva attenta lettura del documento”, aggiunge la nota, “non condividono affatto contenuti e finalità”.
“Mai mi permetterei neanche solo con l’immaginazione di giudicare la necessità o meno di rimuovere la scorta a una persona, specie se impiegata in trincea nella lotta alla criminalità organizzata”, scrive Mancuso.
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