Ingegneri ed equo compenso |”Giovani costretti all’esodo”

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26 Agosto 2017, 17:34

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CATANIA – Equo compenso per i professionisti per contrastare l’inarrestabile fuga di cervelli. A pochi giorni dalla scadenza naturale del suo mandato – lunedì si terranno le elezioni – Santi Cascone, che ha guidato l’Ordine degli ingegneri per l’ultimo quadriennio, dopo la parentesi politica che lo ha visto assessore “tecnico” dell’ex sindaco Stancanelli, lancia l’appello ai legislatori per evitare un problema che, prima di tutto, definisce “sociale.

Equo compenso. È stato abolito per favorire la liberalizzazione del mercato, ma secondo lei avrebbe danneggiato i più giovani.

Innanzitutto va detto che siamo di fronte a una situazione che costituisce un allarme di tipo sociale. Perché in un momento in cui ci troviamo di fronte a una moltitudine di professionisti si trovano ad operare in un mercato ristretto e soprattutto dove non ci sono regole per la determinazione dei compensi e dei tempi dei pagamenti, il problema diventa più ampio.

In che senso?

L’aver eliminato, con il decreto Bersani, i riferimenti minimi tariffari e l’aver eliminato alcuni criteri per il pagamento delle prestazioni intellettuali, ha fatto sì che i giovani professionisti, ma non solo loro, si siano trovati all’interno di un sistema assolutamente sfavorevole alla loro permanenza nel nostro territorio. Tant’è che molti di questi tendono ad andare a lavorare fuori. In più, le nuove regole non hanno allargato affatto il mercato, ma hanno portato a uno svilimento delle prestazioni professionali, provocando la corsa al ribasso. Che, accompagnata all’incertezza dei tempi di pagamento, ha decretato che il lavoro dei professionisti fosse deprezzato anche qualitativamente. Un tema ripreso anche a livello nazionale. Il consiglio dei ministri, il 7 agosto, ha approvato un disegno di legge che riguarda gli avvocati. La nostra volontà, e la nostra battaglia, è che quanto avviato dal ministro della Giustizia per gli avvocati, sia esteso a tutte le professioni.

Catania ha già protestato per ripristinare l’equo compenso.

Abbiamo condotto questa battaglia nel tempo e a varie riprese. E dobbiamo riconoscere che, nell’ultimo semestre, grazie anche al fatto che ci siamo collegati al movimento nazionale, questo tema è ritornato alla ribalta. Pensiamo che i riflettori debbano essere tenuti accesi. Non si tratta di tutelare una categoria, ma i laureati presenti sul nostro territorio che oggi vanno al Nord o all’estero per lavorare.

Può fare qualche numero?

Certo. Pensi che, nell’ultimo quadriennio, abbiamo iscritto circa 400 nuovi ingegneri, la maggior parte dei quali sono già andati via. Questo significa non solo che il nostro territorio non è accogliente, ma che in altre parti le condizioni sono più favorevoli, supportate da regole certe, dai minimi tariffari e dai tempi di pagamento.

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Qual è la vostra proposta?

Siamo favorevoli alla concorrenza quando questa significa stare sul mercato migliorando le proprie prestazioni, innovando, e attraverso la qualità. Non stiamo difendendo interessi di categoria: se non si interviene celermente, un’intera generazione di laureati potrebbe non avere più la possibilità di restare sul territorio. Gli strumenti normativi ci sono. Ma a fare la differenza deve essere la qualità della prestazione, non il costo. Che deve essere sostenibile per tutti ma non svilire.

Prima della Bersani?

Prima avevamo fatturati che erano significativi, oggi si sono abbassati di circa il 70 per cento e spesso, per i giovani, sono inferiori ai 5.000 euro l’anno.

Equo compenso ma anche certezza nel pagamento. Come fare con il pubblico che spesso liquida le prestazioni con grande ritardo?

Con le pubbliche amministrazioni, sono del parere che occorra fare tre sollecitazioni: la prima è stabilire regole che prevedano la certezza dei tempi di pagamento, perché quando si lavora per il pubblico, essere incerti sui tempi di pagamento significa trasformare chi fa un attività professionale in un istituto di credito. In secondo luogo, bisogna collegare, e già la regione siciliana qualche passo in questo senso lo sta facendo, le prestazioni nel campo urbanistico, al rilascio di una quietanza di avvenuto pagamento del professionista. La terza è quella di aprire il mercato il più possibile ai giovani, facendo affiancare i professionisti che si occupano di opere pubbliche, da giovani laureati. Una sorta di tirocinio formativo al fianco dei rup e dei tecnici comunali. Questo porta esperienze importanti per i giovani e aiuterebbe le amministrazioni a corto di personale, che possono contare su un valido aiuto.

Questo è quanto lascia in eredità a chi verrà dopo di lei?

Sono tutte battaglie che il consiglio che ho avuto il piacere e l’onore di guidare, ha combattuto con lealtà e rispetto per i propri iscritti. Sono certo che chi verrà dopo saprà operare meglio, con più energia, nel rispetto del territorio.

 

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26 Agosto 2017, 17:34

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