L’interrogatorio del boss| “Mi dicevano cornuto e sbirro”

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07 Dicembre 2017, 15:15

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PALERMO – È uno dei personaggi chiave dell’ultimo blitz sulla mafia di Resuttana e San Lorenzo. Giovanni Niosi, stando alle indagini dei carabinieri, ha rischiato di essere ammazzato. Lo volevano morto perché aveva patteggiato una condanna, gestiva male la cassa del mandamento e svelava notizie riservate a persone esterne all’organizzazione.

Nel corso dell’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Fabrizio La Cascia, al pubblico ministero Roberto Tartaglia e al suo legale, l’avvocato Corrado Sinatra, Niosi si mostra imperturbabile. Nega di avere commesso le estorsioni che gli vengono contestate e di avere retto per un periodo il mandamento. E il fatto che volessero ammazzarlo? Non sa nulla. Sa solo che quando era uscito dal carcere si diceva in giro che fosse “un cornuto e sbirro”.

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Non si è fatto troppe domande. L’unica cosa che ammette sono le visite di altri uomini d’onore, tali sono secondo i pubblici ministeri di Palermo, nella sua officina, la “Universal” di viale Regione Siciliana. Non potrebbe negarle visto che sono tutte documentate dalle fotografie degli investigatori. La mafia, però, non c’entrerebbe. Saluti di gente della borgata. Vecchie conoscenze che magari avevano saputo della sua scarcerazione. Nulla di illecito. Erano gli stessi che lo appellavano come “cornuto e sbirro”. Glielo fece notare. Punto e basta.

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07 Dicembre 2017, 15:15

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