Condanne per mafia a Enna: 12 arresti, tra cui due catanesi I NOMI

Condanne per mafia a Enna: 12 arresti, tra cui due catanesi I NOMI

La Polizia ha eseguito le sentenze definitive
PROCESSO CAPUT SILENTE
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LEONFORTE (ENNA) – Passano in giudicato tredici condanne del processo antimafia Caput Silente, sulle attività di Cosa Nostra a Leonforte e le sue interazioni con Catania, soprattutto per il traffico di droga. Per questo oggi pomeriggio la polizia ha portato in carcere 12 persone. Alcune si trovavano ai domiciliari.

Ora vanno in cella perché le sentenze sono irrevocabili. Un 13esimo condannato, il 37enne leonfortese Gaetano Cocuzza, ha preso 12 anni; ma si trovava già in prigione.

I fratelli Fiorenza

Gli arrestati sono i fratelli leonfortesi Alex e Saimon Fiorenza, figli di Giovanni (il capo del clan, arrestato anch’egli pochi giorni fa per un’altra condanna e non coinvolto in questa indagine). I fratelli prendono rispettivamente 7 anni 6 mesi 6 giorni e 7 anni. Alex ha 42 anni e ha preso la pena più alta dei due, Saimon ne ha 39.

Gli altri arrestati

Arrestati Antonino Calì, 29enne, che ha preso 6 anni; Natale Cammarata, 44enne condannato a 7 anni 8 mesi. Il 49enne Nicola Guiso prende 6 anni, il 37enne Salvatore Ilardi 4 anni 1 mese 10 giorni. Il 30enne Antonino Lo Grande è stato condannato a 6 anni. Il catanese 49enne Alfio Nicolosi prende 6 anni, mentre l’altro catanese coinvolto, il 56enne Mario Pastura è stato condannato a 4 anni 7 mesi e 10 giorni.

Sei anni sono stati inflitti ai fratelli leonfortesi Pietro e Salvatore Piccione – il primo ha 30 anni, mentre Salvatore è un 26enne – e al leonfortese Salvatore Virzì, 31enne. La sentenza è stata emessa dalla quinta sezione della Corte di Cassazione ieri sera. La Suprema Corte ha respinto i ricorsi degli imputati.

Le indagini

I due Fiorenza e Cocuzza sono ritenuti responsabili di associazione a delinquere di stampo mafioso, al pari di Natale Cammarata. Le accuse per gli altri vanno dall’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti ad ipotesi di reato minori.

Si chiude così il processo seguito all’inchiesta del Commissariato di Leonforte e della Squadra Mobile di Enna, coordinata dai pm della Dda Santi Roberto Condorelli, procuratore aggiunto di Caltanissetta, e Claudia Pasciuti.

L’associazione antiracket

L’avvocato Mario Ceraolo ha assistito l’associazione antiracket di Leonforte e un imprenditore vittima di estorsione. “Il racket delle estorsione a Leonforte è stato sconfitto e dobbiamo fare un plauso a tutte le forze di polizia e alla magistratura – afferma il presidente dell’associazione, l’imprenditore Gaetano Debole –. Questo non significa che la battaglia contro Cosa Nostra sia chiusa”.

“Abbiamo visto proprio con questa operazione di polizia come la mafia riesca a riorganizzarsi in breve tempo, basterebbe abbassare un po’ la guardia per ripiombare nel passato – prosegue -. L’associazione antiracket di Leonforte aderente alla Federazione Antiracket Italiana è diventata punto di riferimento di tutti gli imprenditori che si sono e che vogliono ribellarsi al racket”.

“Oggi abbiamo a disposizione di strumenti legislativi che consentono alle vittime di essere risarcite dai danni subiti – conclude -. Voglio ringraziare la Prefettura di Enna e l’ufficio del commissario straordinario delle iniziative antiracket governativo per la sensibilità dimostrata e per i risultati ottenuti.

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