La caccia è aperta | La protesta

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17 Settembre 2017, 18:11

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La stagione venatoria per i 570.000 cacciatori attivi in Italia si apre sempre tra le polemiche, e spesso con incidenti come il 69enne morto a Davagna dopo esser precipitato in un burrone o il ferito a Pontevico, in provincia di Brescia, per un colpo di fucile partito accidentalmente. Ma mai come quest’anno gli animalisti si fanno paladini del territorio e della fauna, vittime entrambi dell’emergenza siccità e del numero record di incendi.

Per sollecitare un intervento sul governo contro gli spari Enpa, Lav, Lipu, con il sostegno della Lac, avevano nei giorni scorsi diffidato con un atto legale il Ministro dell’Ambiente dopo il parere dell’Ispra, l’istituto scientifico di riferimento che dipende dallo stesso ministero dell’Ambiente, che aveva sollecitato misure straordinarie di forte limitazione della caccia. Parere che, ricordano le associazioni, prevede in sostanza l’estensione del divieto di caccia a tutte le aree percorse da incendi, il divieto di apertura anticipata della caccia, il divieto di allenamento dei cani, il divieto della caccia da appostamento e comunque l’adozione di tutte le misure necessarie alla riduzione della pressione venatoria, quali, ad esempio, la riduzione del periodo di caccia o la limitazione del carniere consentito. Ciononostante, sottolinea l’Enpa, “grazie al silenzio-assenso del ministro Galletti riparte il rito di sangue delle doppiette”.

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“Nonostante gli incendi – lamenta il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli – che hanno coperto ben 134.796 ettari in Italia, secondo i dati prodotti dal sistema Copernicus-Effis della Ue, più del quadruplo rispetto alla media 2008-2016, nonostante l’Ispra abbia spiegato il disastroso impatto della siccità sulla fauna selvatica, nonostante la desertificazione che procede con percentuali anche del 70% di territorio a rischio (come in Sicilia), oggi la caccia si è riaperta senza che né il Governo, né le Regioni né tantomeno il Ministro dell’Ambiente siano intervenuti”. Secondo i dati delle associazioni animaliste le catastrofi estive hanno ucciso più di 50.000 animali di ogni specie. “Con la riapertura della caccia 500 mila animali potranno essere uccisi ogni ora, più di 12 milioni al giorno. Eppure le Regioni e il Governo – sottolinea Bonelli – avevano in mano gli strumenti per fermare questa carneficina”. Ma, precisa la Lipu, ”undici regioni hanno un piano faunistico venatorio assente o scaduto da tempo”. “In un Paese dove si ferma tutto, solo la caccia non si ferma mai” ironizza Michela Vittoria Brambilla, presidente nazionale del Movimento animalista.

Il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha nel frattempo impartito disposizioni affinché vengano intensificate le operazioni di controllo sull’attività venatoria e soprattutto quelle di prevenzione e contrasto al bracconaggio. Intanto in Val Seriana, nel bergamasco, la Fondazione Una (Uomo Natura Ambiente) avvia un progetto “Selvatici e buoni: una filiera alimentare da valorizzare”, a cura dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università i Milano e la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, per lo sviluppo di una filiera delle carni di selvaggina, anche in virtù del migliore bilancio ambientale rispetto alle carni d’allevamento.(ANSA).

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17 Settembre 2017, 18:11

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