01 Febbraio 2017, 13:45
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PALERMO – Vuoto a perdere. Il Palermo sembra essersi ridotto a questo, nella considerazione che Maurizio Zamparini nutre nei confronti di quello che un tempo fu il suo giocattolo. Una certezza espressa in modo incontrovertibile da un mercato deludente. O meglio, inesistente. Con il massimo rispetto per i semi sconosciuti Stefan Silva e Toni Sunjic, senza dubbio due onesti manovali del pallone ma non certo le pedine che servivano ai rosanero per puntare alla salvezza. Il colpevole deserto alla voce arrivi a fronte di alcune partenze che danno il senso di quella che è stata un’operazione al ribasso, una sorta di caccia ai tesoretti da poter tramutare in utili. E quindi tanti saluti a Hiljemark, passato al Genoa, e Quaison, ceduto al Mainz. Via anche Bentivegna, giusto per evitare la valorizzazione in casa dei prodotti del settore giovanile, e addio indolore alla comparsa Bouy.
La campagna di indebolimento può considerarsi tutto sommato soddisfacente. E tanti cari saluti a chi sperava in un miracolo sportivo, l’ennesimo. E pazienza se le altre concorrenti si rafforzano tentando una disperata rimonta. L’unico vero acquisto è stato il direttore sportivo Nicola Salerno. A cui non si possono attribuire particolari colpe. Non era semplice cominciare a fare mercato a dieci giorni dalla chiusura delle trattative, con un presidente indisponibile a investire e con una serie di consiglieri dalla presunta competenza calcistica (il riferimento a Curkovic è puramente voluto) autorizzati dallo stesso patron a esprimere sentenze sulle scelte del club di viale del Fante. Zamparini, in realtà, ha preferito occuparsi di quello che sembra essere diventato un passatempo fine a se stesso: la delegittimazione del tecnico di turno.
L’ultimo a rimetterci pazienza e posto è stato Eugenio Corini, tornato appena in tempo per dare un ultimo sguardo al sogno costruito poco più di un decennio fa. Si riparte da Diego Lopez e da una rosa ulteriormente indebolita da un gennaio disgraziato. Le lacune adesso appaiono voragini, la qualità si è tramutata in un optional e le speranze di mantenere la categoria si sono ridotte a percentuali infinitesimali. Rassegnazione e disinteresse hanno prevalso, inducendo a ritenere concluso il campionato già al termine del girone d’andata. Meglio pensare alla serie B, anche se è complicato comprendere con quale assetto e con quali obiettivi. Durante i primi giorni della gestione Salerno il piano di lavoro si basava sulla scelta di costruire nell’ottica di un ritorno tra i cadetti, in realtà non è arrivato nessuno. L’ennesimo episodio di una saga imbarazzante è stato consegnato agli archivi. Chissà cosa accadrà dopo.
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01 Febbraio 2017, 13:45