La famosa clausola “cessi”: | cioè, la legge della giungla

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23 Giugno 2010, 08:10

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(RP) Questa storia delle collaborazioni del “Giornale di Sicilia” la conosciamo bene. E’ capitato più di una volta ai giornalisti che scrivevano per la  “Novantacento” (la casa editrice di Livesicilia, I Love Sicilia, S e il Palermo) e per via Lincoln di essere messi davanti a una scelta, traducibile nella secca opzione: o con noi o contro di noi. Una pratica rinnovata in tempi recenti, con una lettera di qualche settimana fa, firmata dal “Direttore Antonio Ardizzone”. In un certo senso, è lusinghiero che il maggior quotidiano siciliano intravveda nell’opera della “Novantacento” una minaccia tale da far scattare il famoso articolo otto (leggi l’apertura) per i cronisti con la doppia tessera, perfino per il cronista che su “I Love Sicilia” si occupava tra l’altro della beffarda “Recensione dei cessi” (e mai abbiamo notato una rubrica concorrenziale sul Gds, né, per esempio, Livesicilia ha un caposervizio al lapino che possa contrastare il vicecaporedattore che si occupa del camper).
Ma il punto è proprio un altro. Ora più che mai non comprendiamo i termini della questione, cioè li comprendiamo benissimo. Il fatto è che la parolina “mercato” in Sicilia è sempre a doppia faccia, anche per l’editoria. Ti pago poco, non ti assumo, ti lascio collaboratore a vita senza speranza di sistemazione, perché questo è il mercato bellezza. E poi quando un poveraccio decide di avvalersi dello stesso mercato liberale, spesso lodato nei fondi del “Giornale di Sicilia”, soltanto – bontà vostra – per sopravvivere, ecco che scatta la reprimenda, il fischio padronale di rientro all’ovile. C’è il famoso articolo otto, ma è citato a sproposito secondo noi. Meglio chiamarla “La clausola cessi”. E la clausola cessi non difende una regola di mercato, come si vorrebbe far credere. Declama soltanto – e sai che sorpresa nella giungla – la legge del più forte. Che non fa altro che confermare la propria debolezza.

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23 Giugno 2010, 08:10

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