La fragile tregua del centrodestra | Ma restano tanti nodi da sciogliere

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18 Maggio 2020, 06:20

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Che il vertice di maggioranza che in settimana ha aperto le porte della giunta alla Lega sia stato risolutivo delle questioni aperte nel centrodestra siciliano è qualcosa a cui in pochi credono nel Palazzo. L’esigenza di fare presto e non avvilupparsi in un complesso risiko di poltrone nel bel mezzo dell’emergenza da Covid-19 ha prevalso nella coalizione, una sorta di saggia tregua è stata raggiunta, ma le questioni aperte restano e nei prossimi mesi potrebbero riaffiorare.

La scelta, più comoda, di affidare alla Lega l’unico assessorato “libero” si è rivelata tutt’altro che indolore per Nello Musumeci, bersagliato dalle opposizioni e da un bel pezzo di opinione pubblica per aver affidato la cura dell’identità siciliana a un partito che fino a pochissimo tempo fa era l’interprete di un “nordismo” con sfumature antimeridionali che non tutti hanno dimenticato con facilità. Alla fine governatore e Carroccio hanno trovato la quadra sul nome di Alberto Samonà, dopo un tira e  molla non facile. Nella stessa maggioranza però c’era stato intanto anche chi aveva fatto sentire la sua voce critica, come il capogruppo dei Popolari e autonomisti Carmelo Pullara che ha proposto di scorporare la delega dell’identità siciliana da quella dei Beni culturali affidandola al presidente della Regione.

Nella stessa nota, il capogruppo centrista non ha risparmiato una stoccata velenosa a Forza Italia, ricordando come l’ingresso della Lega in giunta sarebbe potuto avvenire prima “ma c’era in gioco il prestigio di Micciché e di Forza Italia, come se questo partito non avesse perso ben quattro deputati regionali negli ultimi mesi”.

A quanto sta accadendo all’interno del partito di Berlusconi in Sicilia guardano con interesse tutti gli alleati. L’emorragia di personale politico che ha colpito Forza Italia nell’ultimo anno e mezzo è stata continua. L’ultimo addio registrato è quello di Francesco Scoma, che ha traslocato tra i renziani. Ma da tempo si sa anche del malessere di Nino Germanà, un altro parlamentare nazionale dato in uscita. Che ieri ha risposto proprio a Micciché, che parla di partito in salute, facendogli notare che “tutti i parlamentari nazionali” eletti in Forza Itala vivono disagio. L’insofferenza di Stefania Prestigiacomo verso la gestione di Micciché, ad esempio, è stata ampiamente manifestata dall’ex ministra. Ed è cosa nota l’inimicizia tra il commissario del partito e Gaetano Armao e Giusi Bartolozzi. Ci sono poi i mugugni di quei deputati regionali e dirigenti locali di territori rimasti fuori da incarichi di governo, Agrigento in primis. Insomma, Forza Italia in Sicilia continua a ad apparire una pentola in ebollizione e non è da escludere che una rotazione degli assessori nei prossimi mesi non resti l’ultima spiaggia per tentare di rasserenare gli animi nel partito, sempre che sullo stesso non intervenga prima Berlusconi. Alcune voci si sono levate in questi giorni a sostegno di Micciché con spirito da pompieri.

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Ma a suggerire che il film del rimpasto possa avere in un futuro prossimo un secondo tempo c’è anche altro. Restano da chiarire il ruolo nella maggioranza del gruppo di Ora Sicilia, rimasto ai margini di tutto (ma per quanto ancora?), e il futuro di quella pattuglia di 5 Stelle che ormai all’Ars si muove come una specie di truppa di sostegno al centrodestra.

Sullo sfondo, infine, ci sono le tensioni a livello nazionale tra gli alleati. Matteo Salvini e Giorgia Meloni si muovono ormai da concorrenti sul mercato del voto populista di destra e le “piccole” incomprensioni tra Lega e Fratelli d’Italia si fanno sempre più all’ordine del giorno. Quanto a Forza Italia, in occasione dell’emergenza da Coronavirus, Berlusconi ha rimarcato quanto più possibile le differenze tra la linea moderata ed europeista di Forza Italia e quella sovranista degli alleati di destra. Un piccolo partito moderato come l’Udc ha ribadito in queste ore con la capogruppo Eleonora Lo Curto la sua distanza dalla Lega e i suoi sogni di centro moderato. Un’eventuale fine della stagione di governo di Giuseppe Conte, che non dispiacerebbe ai renziani, potrebbe rimescolare le carte ma si tratta per ora solo di argomento da retroscenisti, visto che il Pd sembra voler continuare a puntare sull’asse con i populisti dei 5 Stelle, anche a costo di sacrificare un bel pezzo di quel percorso che negli ultimi anni aveva portato i dem ala maturazione di un percorso più nel solco del centrosinistra liberale rispetto al passato.

Tanti ingredienti che mescolati potranno portare nei mesi a venire a nuovi riassetti di potere all’interno della risicata e fin qui mai troppo compatta maggioranza di governo che sostiene Nello Musumeci. Magari quando l’emergenza da Coronavirus toglierà un po’ meno il respiro alla politica.

 

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18 Maggio 2020, 06:20

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