Politica

La giunta Orlando va in difesa: “Adesso sfiduciateci tutti”

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09 Giugno 2021, 17:37

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PALERMO – “Adesso sfiduciateci tutti”. Il giorno dopo la mozione contro l’assessore alla Mobilità Giusto Catania, la giunta comunale di Palermo si presenta alla stampa in assetto di difesa: tutti precettati, tranne Leoluca Orlando. Un’assenza voluta, quella del Professore, per dare l’immagine di una squadra di governo compatta e pronta a resistere alle bordate del consiglio comunale. La sfiducia a Catania potrebbe infatti essere solo la prima di una lunga serie, mentre Fratelli d’Italia prepara già quella al primo cittadino.

Ma se l’obiettivo era di dare un’immagine di forza, il risultato è probabilmente molto lontano dalle aspettative. Gli assessori prendono la parola a turno e menano fendenti sul consiglio comunale, sul presidente Totò Orlando ma soprattutto sugli inquilini di Sala delle Lapidi: “regna l’anarchia”, “da loro attacchi volgari”, “non conoscono la democrazia”, “leggano Pericle”, “vogliono tornare al passato”, “sedute inutili, qualcuno valuta la class action per danno erariale”. Una sequela di attacchi che si sono concentrati poi sul centrodestra e sui dieci anni di Cammarata, senza considerare che proprio una parte di quel centrodestra nel 2017 ha sostenuto Orlando nella riconferma.

Il tema più politico è però quello che riguarda il M5s: la sfiducia a Catania è passata anche grazie ai voti dei grillini e dei consiglieri di +Europa, cioè proprio i possibili alleati nel 2022 di Orlando e soci. “Si è posto un tema su cui riflettere – ammette il vicesindaco Fabio Giambrone, chiamato a fare gli onori di casa – I consiglieri che hanno votato la mozione di sfiducia ne rispondono davanti alla città”. “Ma di quale Movimento parliamo? – si chiede Catania – Non mi pare che abbiano le idee chiare su come collocarsi, né qui né nelle altre città e non sono sicuro che non ci siano state discussioni feroci per la sfiducia”. Già, perché è evidente che mentre una parte del Movimento (quella che fa capo al deputato Adriano Varrica) guarda ormai al centrosinistra per costruire l’alleanza delle prossime Comunali, ce n’è un’altra che attacca sul caso Amap, vota la sfiducia e preferisce avere le mani più libere, con Giampiero Trizzino che ha addirittura lanciato la sua candidatura a sindaco.

La conferenza stampa, come detto, era stata convocata per fare quadrato attorno a Catania che resterà al suo posto ma è comunque stata l’occasione per rivedere assessori di cui si erano perse le tracce. “Il rapporto col consiglio comunale non è più istituzionale – dice Giambrone –Non ha niente a che fare con la politica. La mozione è un atto fuori da qualsiasi logica, ci è stato comunicato che sono previste altre mozioni ma non parteciperemo a nessuna seduta per parlare di atti non previsti dal regolamento e che sono un’enorme perdita di tempo per la città mentre ci sono centinaia di punti fermi all’ordine del giorno, in Aula c’è un clima di anarchia, ho chiesto di essere ascoltato dalla capigruppo ma non ho neanche ricevuto risposta”.

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“Presentino la mozione di sfiducia al sindaco, sfiduciateci tutti – rincara Catania – Nel 2000 sono stato già sfiduciato da assessore alla Cultura per uno spettacolo in occasione della giornata per l’orgoglio omosessuale, il tempo mi ha dato ragione e me lo darà anche stavolta. Hanno approvato una mozione vecchia che non hanno neanche aggiornato, un danno alle istituzioni proprio nel giorno in cui abbiamo deciso la più importante pedonalizzazione di questa sindacatura che dal porto arriva in centro. Qualcuno mi ha detto di voler anche presentare una class action per le sedute inutili del consiglio e paventa il danno erariale”.

Sergio Marino si dice pronto a scrivere la mozione contro di lui “ma partendo dal fallimento di Amia, quando Orlando non era sindaco. Non partecipiamo a questo teatro per non assistere a volgarità”. C’è chi cita l’Europa, chi chiama in causa Pericle, chi (come l’assessore all’Edilizia Vincenzo Di Dio) rivendica di iniziare a lavorare la mattina alle 8.30 mentre il consiglio non approva gli atti, Maria Prestigiacomo sottolinea invece “che è la nostra unità a dar fastidio”. E poi la difesa a tutto campo degli uffici e del Segretario generale per gli attacchi ricevuti in consiglio e la rabbia malcelata nei confronti del presidente Totò Orlando, “colpevole” di non evitarli.

Una narrazione che però non convince troppo e scarica sul consiglio comunale ogni colpa, dimenticando le tante emergenze in città. Una giunta sotto assedio che adesso gioca la carta della sfiducia al sindaco, confidando nella poca volontà dei consiglieri di andare anticipatamente al voto: respingerla blinderebbe questo ultimo anno di sindacatura per tutti, evitando nuove imboscate.

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09 Giugno 2021, 17:37

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