04 Gennaio 2021, 06:11
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Di sicuro c’è solo che ci sono due assessori regionali nuovi. O almeno così pare. C’è chi giura che Toni Scilla e Marco Zambuto abbiano già firmato ma nessuno lo sa per certo. Curioso, per lo meno. Il cambio degli assessori forzisti in giunta sembrava cosa fatta a fine anno. Poi si è appreso che Nello Musumeci voleva prendersi qualche altra ora per invitare gli alleati a comunicargli altri eventuali cambi, perché la conformazione della giunta che uscirà da questo “rimpastino” per il governatore deve essere quella definitiva da qui alle prossime regionali. Chissà che oggi non sia la giornata buona per chiudere la pratica.
C’è che dice, negli ambienti più vicini alla presidenza, che il tempo stia passando aspettando un’eventuale mossa dell’Udc, magari una sostituzione dell’assessore Pierobon con una donna, visto che di donne in giunta con l’uscita di Bernardette Grasso non ne sono rimaste, oppure con un nome espressione dell’area di Sicilia Futura, per allargare la maggioranza ai due deputati siciliafuturisti oggi nel gruppo dei renziani. Come Nicola d’Agostino firmatario di quella carta dei valori che dovrebbe rappresentare il primo mattone della nuova casa dei centristi siciliani. E così sono circolati nel totoassessori i nomi di Beppe Picciolo e Maurizio Croce, ma i renziani al momento dicono di voler restare all’opposizione e quindi chissà.
Si aspetta una parola definitiva, in una Regione senza bilancio, con l’esercizio provvisorio ancora appeso, mentre c’è da rimboccarsi le maniche per attivare le misure anticicliche senza precedenti che possano portare alla ripresa, agognata, nella seconda metà dell’anno.
La grande incertezza in realtà non è prerogativa della Regione. Peggio ancora va a Roma, dove nel pieno della più grande crisi dal dopoguerra si discute di far cadere il governo aprendo una crisi che nessuno ancora ha idea di dove possa portare. Ma Matteo Renzi, che la nascita di questo esecutivo ha sulla coscienza quanto e più degli altri, gioca a fare il guastatore e oggi nessuno davvero può dire se alla fine di questo primo mese del 2021 avremo ancora l’avvocato Conte a Palazzo Chigi o qualcun altro. Difficile pensare che il guazzabuglio possa sfociare in elezioni anticipate che vorrebbero dire per buona parte degli attuali inquilini del Parlamento l’addio al medesimo. Ma oggi nemmeno questo si può escludere.
Peggio che andar di notte a Palermo, dove l’ultimo anno e mezzo dell’eterna sindacatura di Leoluca Orlando rischia di trasformarsi in una via crucis, con una maggioranza a pezzi e anche qui i renziani sono molto attivi nel gioco a rompere, guardando qui come alla Regione a un futuro di scomposizione delle attuali coalizioni. L’appuntamento elettorale di Palermo potrà essere forse un primo laboratorio di nuovi scenari, magari neocentristi, a cui i seguaci di Renzi guardano con speranza a Roma, alla Regione, al Comune. Una storia ancora tutta da scrivere. Per ora resta solo la grande incertezza.
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04 Gennaio 2021, 06:11