La guerra dell'assistenza tecnica | La torta milionaria della discordia - Live Sicilia

La guerra dell’assistenza tecnica | La torta milionaria della discordia

Crocetta vuole affidarla alle società pubbliche. Le opposizioni protestano. In ballo ci sono decine di milioni di euro, anche in vista della nuova programmazione.

PALERMO – “I servizi di assistenza tecnica, per il governo, dovranno svilupparsi all’interno delle partecipate regionali in un processo che tenga conto sia dei contratti con assistenze tecniche private in corso, che non è possibile revocare, sia della possibilità che le nostre partecipate si organizzino per tali servizi”. L’ultima uscita di Rosario Crocetta sul tema è dell’altroieri. E ribadisce una linea già esposta a più riprese dal governatore. Una linea che il presidente ha inteso “ribadire con forza” dopo gli attacchi di Forza Italia che hanno rimproverato “un uso eccessivo delle assistenze tecniche da parte di questo governo”.

“La nostra linea di governo è chiara – ha scritto in una nota datata 1 settembre Crocetta -, specializzare alcune partecipate regionali in queste attività, per quanto attiene ai servizi informatici, con la messa in bonus di Sicilia e-servizi, per altri settori di assistenza tecnica prevalentemente con Sviluppo Sicilia”.

È l’ultimo capitolo di quella che potrebbe essere definita la “guerra dell’assistenza tecnica”, combattuta un po’ sotto traccia nei mesi scorsi ma finita sotto i riflettori nelle ultime settimane, complice il flop del “click day”. Che ha riportato sui media il dibattito su un tema delicatissimo, già solo per le cifre gigantesche in ballo. Si tratta di milioni e milioni di euro, stanziati all’interno dei fondi comunitari, per attività di assistenza e di supporto tecnico che devono accompagnare la programmazione, la spesa e la certificazione delle risorse stanziate dall’Europa. Una torta milionaria sulla quale si appuntano molti appetiti, anche in vista della nuova programmazione, quella 2014-2020, che vedrà ulteriormente crescere queste risorse.

Ma il ricorso alle soluzioni “in house” come detto – anche dopo le note vicende del Piano giovani – è preso di mira dalle opposizioni di centrodestra. “Un tema riguarda la qualità, la competenza delle risorse – osserva il coordinatore regionale di Ncd Giuseppe Castiglione -. Le partecipate regionali sono in grado di garantirle? E poi c’è il principio generale delle gare, che viene derogato con gli affidamenti in house”. Circostanza che rappresenta un’eccezione al principio di concorrenza e, tra l’altro, potrebbe prestare il fianco a sospetti di pratiche clientelari. Problema che non sussiste secondo il governo, perché le società pubbliche all’occorrenza devono arruolare esperti rispettando comunque criteri di evidenza pubblica.

Tanto per avere un’idea dell’ordine di grandezze di cui si discute, per il Fesr 2007-2013, le somme stanziate per l’asse relativo all’assistenza tecnica ammontavano in origine a una cinquantina di milioni, poi scesi dopo varie rimodulazioni a poco meno di 40. Ghiottissima anche la torta del Fse, il fondo che riguarda le politiche del lavoro e della formazione, che vedeva stanziati nell’asse relativo all’assistenza tecnica 48 milioni. A questi si aggiungono altre decine di milioni di assistenza tecnica per il Psr (Piano di sviluppo rurale) e le somme previste per i fondi Fsc-Fas e per i Pac (dove è stata stornata parte dei fondi Fesr e Fse).

Con queste somme, la Regione si è dotata, tra l’altro, dei servigi di esperti, arruolati per affiancare l’amministrazione., rivolgendosi al mercato, per lo più a grandi società di consulenza come Ernst & Young o Price Waterhouse Cooper, oppure con soluzioni in house, a partecipate regionali come Sviluppo Italia Sicilia.

Uno schema su cui Crocetta è intervenuto, decidendo di non proseguire le attività di assistenza tecnica all’Autorità di gestione del Po Fesr (cioè il Dipartimento della Programmazione), “rinviando lo svolgimento delle attività a professionalità e specifiche competenze presenti nelle partecipate regionali”, come ricostruisce il Rapporto annuale di esecuzione 2013 dell’Autorità di gestione (la Programmazione) inviato a Roma e a Bruxelles. Il risultato? Un mezzo disastro, come si evince dallo stesso rapporto, che parla di “annus horribilis per l’assistenza tecnica dell’Autorità di gestione”.

Infatti, dopo “un complesso e interminabile processo di individuazione di tali competenze”, si è arrivati dopo mesi di stallo – si legge nel documento dell’Autorità di gestione – “al modesto risultato dell’attivazione di un gruppo di lavoro di appena cinque unità (rispetto alle 29 richieste) della società in house Sviluppo Italia Sicilia spa quale supporto al programma con profili piuttosto delimitati” ( i contratti sono partiti solo quest’estate, dopo quasi un anno di “buco”). Insomma, un ulteriore tegola sul percorso accidentato della spesa dei fondi comunitari, che ha visto negli ultimi anni la Sicilia accelerare al massimo per non perdere parte delle somme stanziate dall’Europa – “balla” almeno un miliardo – malgrado i progressi degli ultimi mesi (un miliardo di spesa certificata in meno di due anni, contro gli 800 milioni dei 61 mesi precedenti).

Tanto che per limitare i danni, si è avviata la ricerca di consulenti per l’attività di controllo in collaborazione con il Formez, passaggio che ha scatenato la protesta del capogruppo di Forza Italia Marco Falcone anche per i corrispettivi da versare agli esperti (anche 380 euro al giorno), selezionati dal Formez attingendo alla banca dati ministeriale. “Dobbiamo porre un freno – ha detto in quell’occasione il capogruppo forzista – a quello che è diventato un vero e proprio aggiramento della legge: quegli affidamenti diretti alle società che svolgono l’assistenza tecnica che ormai questo governo ha reso un suo costante modus operandi”. E che spesso finiscono, secondo Falcone, “per sostituire, e non per supportare, il lavoro dei regionali che si sentono demotivati e messi da parte”.

Insomma, la scelta di guardare dentro casa per l’assistenza tecnica, qualche problema lo ha dato. Dal 2010 al 2013, cioè finché il servizio è stato gestito da esterni, il costo per l’amministrazione per l’assistenza tecnica dell’Autorità di gestione del Po Fesr era stato di 4,6 milioni di euro. Che sono solo una fetta della più grande torta della voce assistenza tecnica del Fesr: a questi fondi, infatti, si aggiungono quelli specifici legati alle singole azioni previste dagli obiettivi specifici dell’asse, e ai singoli dipartimenti. Tra queste somme ci sono un milione circa per l’acquisto di attrezzature informatiche nei dipartimenti, 600 mila euro di attività aggiuntive del personale interno, assistenza tecnica all’Autorità di Audit, i progetti affidati a Sicilia e-Servizi, e ancora le corpose somme stanziate per quei soggetti che operano da organismi intermedi per le misure di pertinenza di Attività produttive ed Energia, come Crias (circa 3 milioni), Sviluppo Italia Sicilia (che offre assistenza tecnica anche all’Agricoltura per il Piano di Sviluppo rurale, insieme ad altre società), Banca Nuova.

E poi c’è il Fse, dove l’assistenza tecnica all’Autorità di gestione (fino a ieri in mano ad Annarosa Corsello, da oggi affidata a Gianni Silvia) è invece rimasta appaltata almeno fino alla fine di quest’anno ai privati, per la precisione a Price Waterhouse Cooper (gli organi di stampa scrissero di un contratto da 16 milioni). Anche qui si cambierà musica? Fonti di Palazzo d’Orleans nel ribadire la linea del governo, aggiungono una nota a margine: laddove possono supportare le società regionali si ricorre ad esse, ove ciò non sia possibile ci si rivolgerà comunque ad assistenze tecniche pubbliche, cioè strutture come il Formez o Italia lavoro. Con buona pace delle opposizioni.


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