09 Ottobre 2020, 17:37
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Forse c’è da raccontare qualcosa in più dello psicodramma politico in casa leghista, dopo le incredibili parole della ex senatrice Maraventano sulla mafia che “non ha più quel coraggio e quella sensibilità che aveva prima”. Forse c’è qualcosa di più da annotare oltre le precisazioni, i chiarimenti e le dimissioni dopo il duro commento di Stefano Candiani, plenipotenziario salviniano in Sicilia. Siamo nel campo della storia, non soltanto della cronaca. Ci vuole perciò uno storico di comprovata perizia come Salvatore Lupo, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Palermo, scrittore e saggista.
Professore, buonasera…
“Prevengo la domanda. Ma come si può sostenere una sciocchezza del genere? Ho trovato giustissima la levata di scudi di quelli che ricordano quel lungo periodo tra gli anni Settanta e i Novanta, quando la mafia è stata una terribile protagonista con le stragi. Ma anche prima era la stessa mafia, con le caratteristiche che la rendono odiosa ed è stato sacrosanto sottolinearlo”.
Prima quando?
“Quando si atteggiava a struttura d’ordine, a garante dell’onore, e magari non faceva saltare in aria i magistrati con il tritolo. Era la stessa mafia deteriore, fondata sulla prepotenza, sul sopruso, sulla violenza. Una piaga”.
Ecco, appunto, come si può anche solo pensare che ci fosse una ‘mafia migliore’?
“Credo che l’affermazione scappata dalla bocca della signora abbia a che fare con il suo essere leghista”.
Ma la Lega ha subito condannato quel discorso.
“Sì ed è stata una reazione necessaria. Però, vede, c’è quel concetto di difesa del territorio, di noi che veniamo prima degli altri, che riecheggia nelle parole della signora Maraventano. Mi pare, appunto, che siano pensieri e parole di quella cultura, magari declinati in modo distorto. Il mio riferimento è a un tipo di mondo che si è costruito su idee del genere. Ecco perché può venire, assurdamente, in mente che la mafia a suo modo presidiasse i confini”.
Però abbiamo a che fare con una suggestione, sia pure surreale, forse radicata. Quante volte lei ha sentito certe chiacchiere senza senso sulla mafia di una volta?
“Sì, è vero, l’inesistente Cosa nostra del buon tempo antico che ha massacrato pure la nostra economia, difendendo gli amici degli amici, mica la gente. E’ una rappresentazione che i mafiosi stessi hanno avuto interesse a dare in ogni tempo. Anche nel 1860, per dire, si favoleggiava sull’organizzazione del passato con evidente mistificazione. E magari qualcuno si è bevuto il cervello con certe farneticazioni che a certo Nord piacciono molto”.
Perché piacciono?
“Perché perpetuano l’immagine di un Sicilia comunque irredimibile, sempre mafiosa, immersa nel suo folclore, senza possibilità di cambiamento. Una terra di mafia, buona o cattiva, comunque. Cose ripetute a pappagallo per poterci disprezzare meglio”.
E a lei da siciliano, non solo da storico, che sentimento suscita questo ritornello?
“Che vuole che le dica? Una infinita tristezza”.
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09 Ottobre 2020, 17:37