Crocetta non si arrende: | “O vinco o muoio”

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24 Aprile 2009, 08:38

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Intervista al sindaco Crocetta

La voce di Rosario Crocetta è la voce di un uomo stanco e ferito: “Penso a mia madre – dice – alla sua paura”. Il sindaco sussurra tra rantolo e singhiozzo. Si sente che il cuore gli fa male. Ma le parole sono forti e portano alta una bella bandiera che Rosario Crocetta, in tanti anni di onorata carriera politica, non ha mai ammainato. La mafia voleva uccidere il sindaco di Gela. Togliere di mezzo il suo valore e il coraggio di alcuni imprenditori. E’ lo scenario truce che emerge da un’inchiesta che ha portato all’arresto di due persone per associazione mafiosa. I boss volevano uccidere gli imprenditori gelesi che negli ultimi anni hanno collaborato con la magistratura nella lotta al racket delle estorsioni, e con Rosario Crocetta per la sua attività di sindaco antimafia. Il piano è stato sventato. Qui di seguito un estratto dell’intervista telefonica che riproponiamo in chiave integrale.

Cosa prova, sindaco?
“Diciamo rabbia, tanta rabbia. Mi viene rabbia se penso che questi possono mettersi intorno a un  tavolo e decidere di spegnere una vita, la tua”.

A chi va il suo pensiero?
“A mia madre. Tra un po’ sentirà il telegiornale e si preoccuperà”.

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La mafia non dimentica.
“No, ma a suo modo testimonia che il mio impegno è serio e corretto. Voglio liberare la Sicilia da Cosa nostra. Sa che mi è capitato?”.

Dica pure.
“Ero all’estero dentro un bar. Un avventore, quando ha saputo che ero siciliano, mi ha chiamato mafioso. E io ho speso tutta la mia vita contro i mafiosi”.

Rosario Crocetta avrà mai una vita normale, senza ansia e senza scorta?
“No. Andrò avanti fino all’ultimo respiro”.

Come finirà?
“Con la mia vittoria o con la mia morte”.

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24 Aprile 2009, 08:38

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