La nomina di D’Alì all’Apem | Grasso: “Non potevo fare altro”

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14 Aprile 2013, 12:30

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PALERMO – “Il Presidente del Senato non nomina i i rappresentanti dell’Apem. Può solo prendere atto e comunicare le designazioni dei partiti”. Pietro Grasso affida alle 140 battute di un twit la propria difesa contro gli attacchi di quanti non gli hanno perdonato, o meglio, di quanti lo hanno ritenuto responsabile della nomina all’Assemblea parlamentare euro mediterranea di Antonio D’Alì, senatore trapanese del Pdl, già partito per Bruxelles, dove l’Apem si è riunita per la sua in seduta plenaria, ma che il prossimo quattro maggio dovrà tornare in Sicilia per la requisitoria del pm nel processo che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo diversi collaboratori di giustizia, infatti, il senatore avrebbe avuto un ruolo importante nel pilotaggio di alcuni appalti per la realizzazione di opere pubbliche a Trapani.

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Montecitorio, da par suo, fa da eco a Grasso, ribadendo la mancanza di potere discrezionale del presidente del Senato in merito a tale decisione, ma così non la pensa Sonia Alfano, presidente della Commissione antimafia europea, intervistata da “Il Fatto Quotidiano”. Per la figlia del giornalista ucciso dalla mafia, infatti, il comportamento del neo eletto Grasso sarebbe stato inopportuno, poiché una figura come quella di D’Alì, all’Apem potrebbe vanificare gli sforzi compiuti negli ultimi anni dall’Italia per dare un’immagine di sé in cui la lotta alla mafia è elemento cardine ed il lavoro di sensibilizzazione degli stati membri, anche dal punto di vista legislativo, contro la criminalità organizzata.

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14 Aprile 2013, 12:30

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