La politica disabile

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09 Gennaio 2014, 06:15

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La politica è sorda, immobile, cieca, lontana. Nel raccontare la buona notizia del montascale che arriverà a Laura grazie alla generosità degli animi più sensibili, dobbiamo segnalare il peso di un’assenza. Avevamo chiesto – nell’atto di avviare la nostra campagna – un cenno ufficiale dai palazzi che contano. Sono arrivati contributi singoli da parte di qualche onorevole, c’è chi ha messo mano al portafoglio. Grazie. Ma la politica, nel suo insieme, nella latitanza di un segno comune di solidarietà, ha fallito il bersaglio.

Incalzavano questioni importanti da affrontare? Bilancio e Finanziaria sono banchi di prova fondamentali, impossibile negarlo. Ma davvero non c’era l’occasione di dedicarsi a Laura Salafia, alla sua storia, per dimostrare che la gente ha torto quando pensa che i politici rappresentino il rigurgito dei nostri giorni? Abbiamo assistito a un dibattito surreale all’Ars, sullo sfondo di scelte urgenti per una terra sempre più in là oltre il confine dell’abisso, nello strame del vocabolario d’italiano. Abbiamo ammirato a Palazzo dei Normanni interventi mutuati dalla tradizione del melodramma o della sceneggiata. Occhi lucidi. Indici levati con indignazione per ammonire. Boccucce tremanti e sofferenti. E tutti, dal più scafato al più vergine, hanno segnalato un altro responsabile, un colpevole diverso, un’onta invisibile: curioso tic per i regnanti, sia pure democratici.

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Eppure, un tale concentrato di virtù e disinteresse non ha trovato il tempo per dare, come casta, un senso alla sopravvivenza del sistema, una carezza sul viso di una ragazza coraggiosa. Che non chiameremo più disabile, proprio per amore del suo vasto coraggio. Disabile volontaria è questa politica che non vede, non sente, non parla e che potrebbe ancora salvarsi l’anima, garantendo a Laura un sostegno dignitoso. Non ci speriamo affatto. Ma lo chiediamo lo stesso.

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09 Gennaio 2014, 06:15

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