06 Febbraio 2014, 06:00
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PALERMO – La Regione ha deciso di ricorrere persino in Cassazione, ma sa già che perderà. Perché la Regione ha deciso di ricorrere contro se stessa. La storia ha dell’incredibile, se non fosse raccontata persino tra le carte bollate del tribunale di Palermo. Una società in liquidazione, quindi controllata dall’amministrazione regionale e con tanto di sede coincidente con quella dell’assessorato all’Economia, ha deciso di presentare ricorso contro – tra gli altri – un’altra società totalmente nelle mani della Regione, guidata, tra gli altri, da un dirigente proprio dell’assessorato all’Economia.
Insomma, nella causa che coinvolge da un lato il Ciem e dall’altro Irfis (oltre a Confindustria, Assindustria, la Provincia regionale di Palermo e l’Ismea), l’amministrazione sa già che perderà, sia in un caso che nell’altro. A vincere, quantomeno, saranno gli avvocati. Ai quali la Regione dovrà comunque corrispondere l’onorario.
Il Ciem è difeso dai legali Alberto Stagno d’Alcontres e Marco Montalbano. A difendere Irfis è invece Barbara Caprì. Il motivo della querelle giudiziaria è legato al presunto credito vantato dalla società in liquidazione nei confronti di quelli che erano i soci (il Ciem era infatti un Consorzio). Un credito, a dire il vero, al quale la società guidata dal commissario liquidatore Giuseppe Grazia, crede di avere diritto sulla base di un protocollo d’intesa sottoscritto con i soci sulla base del quale questi ultimi si impegnavano, in sostanza, a ripianare i debiti creati negli anni dagli amministratori del Ciem. Proprio per questo motivo, la società in liquidazione ha recapitato ai vari ex soci decreti ingiuntivi per somme che vanno da poche migliaia a decine di migliaia di euro. Tra questi, come detto, l’Irfis. Che negli anni in cui deteneva quota di Ciem era un’azienda mista, dove oltre il 76% delle azioni era nelle mani di Unicredit.
Le ingiunzioni di pagamento di Ciem, una società che nel frattempo, dal 2009, è stata messa in liquidazione, non sono mai andate a buon fine. Anzi. Sia in primo grado che in appello il Tribunale ha dato torto al Consorzio. E, anzi, in alcuni casi ha disposto la restituzione, nei confronti dei soci – tra cui Irfis – delle somme che questi ultimi avevano versato in passato per contribuire alla copertura del buco creato dai vertici aziendali del Ciem. Ma la società non demorde. E ha proposto appello persino in Cassazione.
Nel frattempo, però, come sappiamo, le cose sono mutate. Irfis è diventata una società interamente pubblica e adesso svolge il ruolo di vera e propria società finanziaria regionale. Regione che – da socio unico – ha nel frattempo modificato il Cda, al vertice del quale siede il patron della società Ksm Rosario Basile, ex presidente vicario di Confindustria Palermo. Vicepresidente di Irfis è Patrizia Monterosso, segretario generale della Regione stessa. Nel cda anche Salvatore Parlato, capo della segreteria tecnica dell’assessore all’Economia Luca Bianchi.
E qui ecco il paradosso nel paradosso. Parlato è, quindi, uno dei più stretti collaboratori di Bianchi. Che guida l’assessorato di Via Notarbartolo 17. Esattamente la stessa sede di Ciem. La stessa – come annunciato dallo stesso Bianchi – di tutte le società in liquidazione. I commissari verranno “riuniti” infatti in un ufficio di via Notarbartolo. Tra questi, quindi, anche Giuseppe Grazia. Commissario liquidatore di Ciem. Ente controllato dalla Regione. Che ha deciso, pur abitando, di fatto nelle stesse stanze di chi controlla Irfis e pur potendo, magari, pensare a una transazione, di far causa all’Irfis stessa. Con una sola certezza. Anzi due. Perderà la Regione. Una causa in tribunale. E i soldi spesi per pagare gli avvocati.
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06 Febbraio 2014, 06:00