Palermo, Ponte Corleone: no alla demolizione, i lavori da fare - Live Sicilia

Ponte Corleone e riapertura: no alla demolizione, i lavori da fare

Tutto quello che si deve fare nei prossimi 5 anni di vita dell'infrastruttura
L'APPROFONDIMENTO
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PALERMO – Il no alla demolizione, gli interventi urgenti e le ipotesi di massima per il risanamento. Sono questi alcuni dei contenuti dell’ “Analisi tecnica per la valutazione del Ponte Corleone” redatta dalla Icaro Progetti e alla base della decisione di riapertura del Ponte sulla circonvallazione palermitana.

Dopo tre mesi di chiusura, la settimana passata è stata la fatidica settimana in cui la mobilità del capoluogo ha preso un sospiro di sollievo. Le restrizioni su Ponte Corleone sono state superate. Il ponte è tornato trafficabile a due corsie con il limite di velocità a 50 chilometri orari e con un limite massimo di tonnellate di carico per l’attraversamento.

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Ponte Corleone, recita il certificato di transitabilità, è attraversabile per altri 5 anni ma a condizione che entro tale periodo si svolgano i lavori di risanamento. Ma quali sono questi lavori?

La relazione lascia a chi farà il progetto le scelte definitive ma dà comunque delle indicazioni generali utili per capire ciò che serve al ponte per continuare a essere sicuro.

Gli interventi urgenti

Intervento imminente e unico raccomandata come prioritario è il risanamento attraverso la cerchiatura dei ritti A, D ed E. Ponte Corleone si sorregge su pilastri che trovano base sul terreno (nelle estremità) e sui ritti, sono quelle parti di struttura che si sviluppano a partire dall’arco. A richiedere intervento sono: I ritti A, quelli legati alla base dell’arco del ponte e quelli (D ed E) centrali.

I tempi? “È essenziale – si legge nella relazione della Icaro Progetti – che a tale situazione sia posto rimedio nel tempo più breve possibile rispetto alla certificazione di transitabilità e in particolare entro un anno dalla presente relazione e comunque nel rispetto del cronoprogramma della Struttura Commissariale”

Il No alla demolizione di Ponte Corleone

Altro elemento che si dà per certo è il “no” alla demolizione. Piuttosto “è necessario – secondo i tecnici – è necessario porre l’attenzione sugli obiettivi di conservazione, risanamento ed adeguamento. Non è pensabile la demolizione e ricostruzione di opere di questo tipo solo perchè presentano stati di degrado” e d’altronde, oggi esistono “tecnologie moderne disponibili per gli interventi di risanamento”.

Le ragioni del no alla demolizione argomentate, nello specifico, sono numerose. Si perderebbe un’opera espressione di pregio italiano che rappresenta una pagina della storia tecnica del paese, ci sarebbe una perdita economica dato che le strutture sono risanabili. Inoltre ci sarebbero delle perdite economiche di impatto sull’utenza, sul tessuto produttivo. E ancora: un impatto sull’ambiente e sul territorio per spreco di energia e materiali, oltre ai problemi di smaltimento; cui sommare infine i costi vivi della demolizione e ricostruzione.

Le grandi direttrici per la messa in sicurezza

I lavori sui ritti, però sono, come detto solo i più urgenti da fare per consentire che Ponte Corleone rimanga transitabile. L’analisi di valutazione delle sicurezza indica 11 interventi da realizzare. Alcuni hanno un alto profilo tecnico. Altri appaiono più accessibili all’interprete comune.

La prima cosa che si propone di realizzare è un efficace sistema di raccolta delle acqua raccolte dalla piattaforma stradale perchè l’attuale sistema “favorisce il degrado delle strutture”.

Una delle cose che si propone di fare è poi eliminare i due marciapiedi alle estremità esterne dei due ponti. Sono ampi circa due metri e mezzo. La demolizione comporterebbe “una riduzione del peso strutturale di circa 2000 chilogrammi al metro per un totale di 280 tonnellate su ognuno dei ponti gemelli”.

Fra gli interventi ci sono quelli di rinforzo delle strutture in cemento armato ma anche la revisione dei sottoservizi con la proposta di un trasferimento delle tubature e dei fili sui ponti laterali che i prevede di costruire. Il cavedio centrale da cui passano i tubi dell’Amap d’altronde è uno degli elementi che risulta più pericoloso sebbene non ha carattere strutturale.

Infine, come detto, ci sono gli interventi più tecnici: la “sostituzione delle quattro campate tampone con un nuovo impalcato misto acciaio-calcestruzzo e connessione con le strutture tra la campata di approccio e i primi ritti sopra l’arco”. Intervento che dovrebbe corrispondere alla sostituzione della parte centrale dell’impalcato con elementi strutturali più leggeri. E ancora: eliminazione dei giunti attraverso la modifica dell’attuale “assetto statico dell’impalcato in struttura a trave continua” così da “eliminare radicalmente le infiltrazioni sulle sottostrutture”. Infine interventi dovrebbero riguardare le selle Gerber e i pilastri accoppiati del ponte.

Alcune di queste opere è chiaro, però non possono realizzarsi a Ponte aperto al traffico. Occorrerà aspettare il raddoppio. Cinque anni si sa: passano in fretta.


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