La Sicilia ripudia la mafia? |Quell’ovvietà che divide l’Ars

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07 Novembre 2013, 18:39

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PALERMO – Di sicuro c’è solo che esiste. E questa, rispetto al passato, è già un’evoluzione notevole. Sta di fatto, però, che l’Ars non riesce a mettersi d’accordo neanche su un’ovvietà, e cioè sul ripudio di Cosa nostra: la norma che propone di inserire questa semplice frase nello Statuto regionale, proposta dal presidente della Regione Rosario Crocetta e portata in Aula da un suo fedelissimo come Antonio Malafarina, così, è finita nel fuoco incrociato dei distinguo fra maggioranza e opposizione, in quel gioco di rimpalli e “perplessità formali” che la tiene sospesa nel limbo delle incompiute da sette mesi.
La proposta dice una cosa semplice: “La Sicilia ripudia la mafia”. Una frase da inserire nell’articolo 1 dello Statuto, che dopo il varo dell’Ars dovrebbe essere approvato dal Parlamento nazionale come legge costituzionale. Ma l’articolo unico proposto da Crocetta alla fine dell’inverno, varato dalla commissione Affari istituzionali e trasmesso all’Assemblea, è caduto sotto il fuoco dei veti incrociati: “Quando il ddl è stato proposto – spiega Toto Cordaro, il vicepresidente vicario della commissione Antimafia regionale – l’Antimafia non era ancora stata costituita. Ora che esiste, però, è giusto che la norma passi in commissione, come tutte le leggi sul contrasto alla mafia”.
Sembra tecnicismo, ma non lo è. O almeno non è solo questo. Perché in Antimafia, ad esempio, c’è già chi è pronto a opporsi al testo così com’è: “Nel momento in cui si introduce un concetto del genere nello Statuto – dice ad esempio Mimmo Fazio, componente dell’Antimafia in quota Pdl – si sancisce in eterno la presenza della mafia. E, quel che è più grave, si rischia di consentire l’uso strumentale della mafia da parte di chi, dall’estero, vuole il male della Sicilia”. E poi, si chiedono ad alta voce ma a taccuini chiusi dalle parti dell’opposizione, “perché la mafia e basta? Perché non il razzismo, il femminicidio o la pedofilia? Se si inseriscono valori nello Statuto, chi ci impedisce di inserirli tutti?”. Perplessità che, in qualche modo, vengono espresse anche dal centrista Cordaro: “È partito come un ddl di un articolo – osserva l’esponente dell’Udc – e adesso non si capisce bene dove voglia arrivare. Non è mai stato affrontato compiutamente in commissione, questo è il punto”.
Dall’altra parte della barricata, invece, c’è il Megafono. Che sostiene una tesi molto semplice: “La mafia – afferma Malafarina – non ha bisogno di certificazioni da parte di nessuno. È un fenomeno conosciuto in tutto il mondo e che ha devastato la Sicilia per 50 anni. Il riconoscimento è già nelle cose. La politica deve solo adeguarsi alla consapevolezza della società”. Malafarina, d’altro canto, ha anche una proposta per andare oltre i distinguo: “Oltre alla mafia – annuncia – proporrò di inglobare tutte le prevaricazioni. Ci si divide solo sul metodo, ma presto o tardi arriveremo a un provvedimento storico”.
Già, perché in fondo la barricata non esiste, giurano all’Ars. “Se dovessimo votare per alzata di mano ‘mafia sì’ o ‘mafia no’ – sintetizza Malafarina – nessuno voterebbe a favore della mafia”. Quindi si lavora: la settimana prossima le commissioni Affari istituzionali e Antimafia cercheranno un punto d’incontro. “Stiamo lavorando per tentare di trovare una soluzione più unitaria possibile”, assicura il presidente dell’Antimafia Nello Musumeci. Ma la partita, fra mille distinguo, è ancora solo all’inizio.

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07 Novembre 2013, 18:39

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