La Sicilia ripudia la mafia? |Quell'ovvietà che divide l'Ars - Live Sicilia

La Sicilia ripudia la mafia? |Quell’ovvietà che divide l’Ars

Da sette mesi giace in Assemblea la proposta di inserire nello Statuto il rifiuto di Cosa nostra. Ma nel gioco dei distinguo il Parlamento non trova l'accordo.

PALERMO – Di sicuro c’è solo che esiste. E questa, rispetto al passato, è già un’evoluzione notevole. Sta di fatto, però, che l’Ars non riesce a mettersi d’accordo neanche su un’ovvietà, e cioè sul ripudio di Cosa nostra: la norma che propone di inserire questa semplice frase nello Statuto regionale, proposta dal presidente della Regione Rosario Crocetta e portata in Aula da un suo fedelissimo come Antonio Malafarina, così, è finita nel fuoco incrociato dei distinguo fra maggioranza e opposizione, in quel gioco di rimpalli e “perplessità formali” che la tiene sospesa nel limbo delle incompiute da sette mesi.
La proposta dice una cosa semplice: “La Sicilia ripudia la mafia”. Una frase da inserire nell’articolo 1 dello Statuto, che dopo il varo dell’Ars dovrebbe essere approvato dal Parlamento nazionale come legge costituzionale. Ma l’articolo unico proposto da Crocetta alla fine dell’inverno, varato dalla commissione Affari istituzionali e trasmesso all’Assemblea, è caduto sotto il fuoco dei veti incrociati: “Quando il ddl è stato proposto – spiega Toto Cordaro, il vicepresidente vicario della commissione Antimafia regionale – l’Antimafia non era ancora stata costituita. Ora che esiste, però, è giusto che la norma passi in commissione, come tutte le leggi sul contrasto alla mafia”.
Sembra tecnicismo, ma non lo è. O almeno non è solo questo. Perché in Antimafia, ad esempio, c’è già chi è pronto a opporsi al testo così com’è: “Nel momento in cui si introduce un concetto del genere nello Statuto – dice ad esempio Mimmo Fazio, componente dell’Antimafia in quota Pdl – si sancisce in eterno la presenza della mafia. E, quel che è più grave, si rischia di consentire l’uso strumentale della mafia da parte di chi, dall’estero, vuole il male della Sicilia”. E poi, si chiedono ad alta voce ma a taccuini chiusi dalle parti dell’opposizione, “perché la mafia e basta? Perché non il razzismo, il femminicidio o la pedofilia? Se si inseriscono valori nello Statuto, chi ci impedisce di inserirli tutti?”. Perplessità che, in qualche modo, vengono espresse anche dal centrista Cordaro: “È partito come un ddl di un articolo – osserva l’esponente dell’Udc – e adesso non si capisce bene dove voglia arrivare. Non è mai stato affrontato compiutamente in commissione, questo è il punto”.
Dall’altra parte della barricata, invece, c’è il Megafono. Che sostiene una tesi molto semplice: “La mafia – afferma Malafarina – non ha bisogno di certificazioni da parte di nessuno. È un fenomeno conosciuto in tutto il mondo e che ha devastato la Sicilia per 50 anni. Il riconoscimento è già nelle cose. La politica deve solo adeguarsi alla consapevolezza della società”. Malafarina, d’altro canto, ha anche una proposta per andare oltre i distinguo: “Oltre alla mafia – annuncia – proporrò di inglobare tutte le prevaricazioni. Ci si divide solo sul metodo, ma presto o tardi arriveremo a un provvedimento storico”.
Già, perché in fondo la barricata non esiste, giurano all’Ars. “Se dovessimo votare per alzata di mano ‘mafia sì’ o ‘mafia no’ – sintetizza Malafarina – nessuno voterebbe a favore della mafia”. Quindi si lavora: la settimana prossima le commissioni Affari istituzionali e Antimafia cercheranno un punto d’incontro. “Stiamo lavorando per tentare di trovare una soluzione più unitaria possibile”, assicura il presidente dell’Antimafia Nello Musumeci. Ma la partita, fra mille distinguo, è ancora solo all’inizio.


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