Catania

La strage e le vittime innocenti: il pentito “incastra” il capomafia

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06 Aprile 2021, 20:10

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SIRACUSA – Il vecchio boss Sebastiano Nardo avrebbe chiesto a Giuseppe Squillaci, detto Martiddina, di organizzare il gruppo di sicari per ammazzare Salvatore Sambasile. Che nel 1991 avrebbe avuto la colpa di fare affari (illeciti) a Lentini, ritenuta dal capomafia, la sua roccaforte criminale. A quei tempi certe interferenze si pagavano con il sangue. Il commando, armato di fucili e pistole, ha scelto il bar Golden di Lentini come luogo dell’agguato. Nella raffica di fuoco sono coinvolti due innocenti: i ventenni Salvatore Motta e Cirino Catalano che stavano sorseggiando un caffè.

A distanza di quasi tre decenni, sul triplice omicidio è stato aperto un nuovo capitolo giudiziario – c’è già una sentenza definitiva del 1998 –  dall’inchiesta Thor avviata dalle dichiarazioni del pentito Francesco Squillaci. Il collaboratore di giustizia non ha puntato l’indice solo nei confronti di Sebastiano Nardo e suo padre Pippo Martiddina, ma anche in direzione di Francesco Maccarrone e Nunzio Cocuzza. 

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Sebastiano Nardo sta affrontando il processo davanti alla Corte d’Assise di Siracusa. Gli altri tre imputati hanno scelto invece il rito abbreviato. Il dibattito è entrato nel vivo. Nella scorsa udienza è stato sentito il teste chiave dell’accusa, il collaboratore Francesco Squillaci, che ha raccontato – rispondendo alle domande del pm Rocco Liguori – l’organizzazione dell’omicidio, i sopralluoghi e anche le vari fasi della sparatoria. Anzi della strage. Oggi sono stati esaminati Francesco Maccarrone e Nunzio Cocuzza, sentiti come imputati di reato connesso. Il primo ha fatto dichiarazioni ammissorie, il secondo invece si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si torna in aula il 21 aprile.

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06 Aprile 2021, 20:10

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