Laboratori, manager, farmacie | Gli errori di Lucia

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25 Giugno 2015, 06:00

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PALERMO – Qualcosa non funziona, dalla parti di piazza Ottavio Ziino. E qualcuno potrebbe andare giù subito alle conclusioni, dicendo che il pesce, se puzza, puzza sempre dalla testa. Qualcun altro, invece, potrebbe rilanciare immagini kafkiane di burocrazie labirintiche, oscure, misteriose nel senso più grigio del termine. Fatto sta che qualcosa, attorno all’assessorato alla Sanità non funziona. Dai manager alle cliniche private, dai laboratori d’analisi ai concorsi, passando per la rete ospedaliera o per la gestione del 118. Dovunque ti volti vedi inciampi e contraddizioni. Marce indietro e qualche strafalcione che qualcuno ha bollato, anche in Procura, come “sospetto”.

Ovviamente, meglio chiarirlo subito, la Sanità siciliana del passato è stata anche, e le cronache (soprattutto quelle giudiziarie) lo hanno fatto emergere in maniera plateale, un intruglio di malaffare e clientelismo, di potentati e sprechi. Che però, in qualche caso (pensiamo ad esempio alla vicenda Cirignotta o a quelle dei concorsi bocciati dal Tar) hanno affondato le proprie radici in un passato molto vicino. Troppo vicino. Quello in cui l’assessore era Massimo Russo e il dirigente generale era Lucia Borsellino.

Che oggi è assessore. E finisce per catalizzare – volente o nolente – una massa di oneri e responsabilità di gran lunga superiori al passato da alto burocrate. Spalleggiata dal governatore, sinceramente legato al suo assessore, ma al quale – vista l’impronta “antimafia” della propria esperienza politica – certamente non dispiace vantare in giunta quel cognome. Ma oltre a lui? Chi è con l’assessore? Chi gioca dalla sua parte? Ed è pronta, l’assessore alla Salute che poche settimane fa minacciò le dimissioni, a “reggere” altri due anni e mezzo?

Perché in questa metà legislatura è successo un po’ di tutto. E la semplice elencazione dei fatti – escludendo, non a caso, la vicenda della piccola Nicole, ancora assai complessa e tutta da chiarire – è il racconto di un cammino controvento per l’assessore. Di un tragitto fin troppo spesso scandito da inciampi. Da qualche scivolone. Le cui responsabilità sarebbero da cercare con attenzione, anche tra gli spigoli di piazza Ziino o i saloni di Palazzo d’Orleans. Se non fosse che l’assessore è, appunto, l’assessore.

Il caos dei manager

Iniziò con i manager della Sanità. E quello è un film. I commissari scelti da Crocetta a pochi mesi dall’insediamento, dovevano stare lì giusto il tempo di compiere le selezioni. Ma i nuovi manager arriveranno solo due anni dopo. Al termine di un iter che avrebbe dovuto celebrare il moderno principio della trasparenza per rivelarsi un vecchio esempio di opacità. Oltre a essere in parte inefficace, se è vero che alcuni dei selezionati dopo le complicatissime procedure, hanno finito per essere subito sostituiti: è il caso di Calogero Muscarnera (non bastarono due anni per verificare che non era in possesso dei titoli necessari) o di Mario Zappia (tutti quei mesi non furono sufficienti ad accorgersi di una incompatibilità dovuta a una precedente esperienza professionale nota da tempo). E l’ultimo caso, in ordine di tempo, è quello siracusano. Col dirigente generale Salvatore Brugaletta sui carboni ardenti dopo lo scandalo dei 17 migranti “dimenticati” nelle celle frigorifere per troppo tempo. “Se un manager non è all’altezza, è giusto cambiarlo”, ha tuonato Crocetta. Giusto. Peccato che quel manager è stato scelto proprio da lui e da Lucia Borsellino. Una scelta sbagliata, evidentemente, stando alle parole del governatore. Ma nessun “mea culpa”, ovviamente.

Così come avvenne, del resto, per il caso Sampieri: l’ex manager di Villa Sofia, tra i più apprezzati dal governatore Crocetta, dimessosi dopo un’indagine della Procura sulla gestione dell’azienda ospedaliera. Anche lì, il “fedelissimo” del presidente ha dovuto fare un passo indietro. E così, tra commissari e manager, in un paio di anni, sono stati quasi 50 i manager che si sono avvicendati al vertice di aziende sanitarie e ospedaliere. Un caos. Senza considerare, ovviamente, il “caso” dei manager catanesi Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò. Prima nominati, poi “revocati” per una personale interpretazione della legge nazionale che vieta gli incarichi manageriali ai pensionati che si poggiava su un parere dell’Avvocatura dello Stato. Una storia che finì in Procura, dopo le denunce del presidente della commissione Salute Pippo Digiacomo, secondo il quale il parere alla base di quella revoca poteva essere stato in qualche “influenzato” dalla politica. Alla fine, saranno i giudici amministrativi a dare torto al governo Crocetta. I manager potevano essere nominati. Qualcuno aveva fatto cadere in errore l’assessore Borsellino.

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Le bocciature del Tar

E a pensarci bene, non è quella l’unica pronuncia con la quale i tribunali amministrativi hanno bocciato l’operato del governo. L’ultima è di pochi giorni fa e ha di fatto “bloccato” il concorso e la relativa graduatoria per l’apertura di 222 nuove farmacie in Sicilia. Secondo i giudici del Tar, che hanno accolto il ricorso di due esclusi, “non sembrano essere stati correttamente applicati i criteri valutativi generali”. Insomma, i punteggi si sarebbero basati su valutazione errate dell’assessorato. E non a caso, gli esclusi hanno denunciato il fatto che, con gli stessi parametri, avevano ottenuto una valutazione molto più positive in altre regioni come l’Emilia Romagna. Ma non solo. Per non andare lontano, una recente sentenza del Cga ha bloccato il recupero, già avviato dall’assessorato di Piazza Ziino, delle somme che i laboratori d’analisi e i centri convenzionati avrebbero negli anni incassato “illegittimamente” mantenendo in vita il tariffario regionale. Una sentenza che ha di poco anticipato un discusso decreto dell’assessore con il quale è stata prevista l’erogazione a quelle strutture solo dell’80 per cento del budget dell’anno precedente. Una decisione che, stando ai titolari dei laboratori, “rischia di far collassare il settore e di far perdere il lavoro a migliaia di addetti”. Un decreto del quale già in tanti chiedono il ritiro, nonostante le rassicurazioni che l’assessore avrebbe fornito in commissione Salute all’Ars. Stamattina, in assessorato, il faccia a faccia tra Lucia Borsellino e i rappresentanti dei centri convenzionati.

Il bluff dei concorsi

Ma la prossima contestazione per l’assessore è dietro l’angolo. E riguarda un altro tema scottante come quello dello sblocco dei concorsi in Sanità. Un “via libera” dato per certo, per imminente già mesi fa. Ma arenatasi al momento di fronte alla mancata approvazione delle linee guida da impartire alle aziende e nonostante gli ottimistici annunci forniti periodicamente alla stampa. Una situazione che ha già innescato un durissimo comunicato stampa di tutte le sigle sindacali rappresentative del mondo della Sanità: “Attendevamo il documento di approvazione delle linee guida – hanno dichiarato, in sintesi – e ancora, nonostante i termini previsti siano già scaduti, non ci è stato sottoposto nulla. Rigettiamo quindi ogni documento non condiviso e chiediamo un cambio di rotta”. Una valutazione, quella delle sigle, che in qualche modo conferma la valutazione fornita anche dalla Cisl in un recente convegno: “La riforma della Sanità è riuscita solo a metà. Bene il piano di rientro, ma i cittadini si sentono abbandonati”, la valutazione del sindacato.

Dal 118 a Humanitas

Ma anche a a guardare indietro non sono mancati i problemi, i “casi”. Non è ancora del tutto chiaro, ad esempio, cosa sia successo alla Seus, dove quella che sempre Digiacomo definì una “cricca” portò all’addio del manager fedelissimo di Lucia Borsellino, Angelo Aliquò. Mesi fa, ormai. Quando ad esempio la rete ospedaliera redatta dall’assessorato giungeva a Palazzo dei Normanni con alcuni errori di calcolo. O, caso certamente più plateale, per la vicenda della clinica Humanitas. Un affidamento milionario alla multinazionale per la creazione di una clinica oncologia a Misterbianco provocò reazioni furiose e fortissime polemiche sulla stampa. La frettolosa revoca di quell’affidamento si rivelerà inutile: l’assessorato aveva “dimenticato” di notificare la procedura all’azienda. Quanto basta per “soccombere” di fronte al Tar. A causa di quell’errore che l’ex ministro Gianpiero D’Alia definì, non senza una punta di sarcasmo, uno sbaglio “suicida”. E per quelle parole verrà anche convocato in Procura. Del resto, D’Alia aveva chiesto semplicemente come mai il governo non avesse fatto ricorso a quella sentenza negativa. E se fosse intervenuto nei confronti di chi aveva compiuto quell’incredibile errore. Una sconfitta, che sembrò quasi fare felice il presidente Crocetta. Nonostante qualcuno avesse fatto sbagliare Lucia. Qualcuno, dalle parti di Piazza Ziino, dove qualcosa, da tempo, non funziona. E a pensarlo sono in tanti. Come ad esempio associazioni di consumatori come il Codacons che ha chiesto le dimissioni dell’assessore dopo la vicenda del decreto sui laboratori d’analisi. O come ad esempio i sindacati della sanità. Praticamente tutti, dai confederali agli autonomi, a quelli dei medici ospedalieri, che in una nota recentissima hanno messo nero su bianco: “Abbiamo ragione di credere che l’attuale assessore, nel ruolo e non già nella persona cui confermiamo la nostra stima, non goda della necessaria autonomia negoziale ed organizzativa”. Cioè qualcuno influenza le sue scelte, spingendola, qualche volta, all’errore. Qualcuno. Tra gli angoli dell’assessorato o tra gli scranni di Sala d’Ercole, tra le direzioni delle aziende sanitarie e i saloni di Palazzo d’Orleans.

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25 Giugno 2015, 06:00

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