05 Dicembre 2018, 20:20
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Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta dell’ex sindaco di Palermo Diego Cammarata che replica a quanto affermato dal sindaco in carica Leoluca Orlando in merito alle recenti vicende che riguardano Amia.
Caro Leoluca,
So che sei uomo di cultura, parli il tedesco perfettamente, almeno così dicono, io non ho mai avuto il privilegio di poterti ammirare in diretta.
Hai pure da recente ricevuto a Dusseldorf il prestigioso premio Heinrich-Heine come personalità della cultura che si è distinta per il proprio impegno nel campo sociale e del dialogo tra i popoli. Di questa tua natura filantropa io non sono mai riuscito a goderne.
Nei miei confronti mai una cosa carina, Leoluca, anzi non c’è occasione in cui non tiri fuori una balla riguardo al passato.
In realtà hai sempre amato raccontare balle, come avvenne ad Amburgo a quella cena nella grande Villa del Borgomastro dove serissimo affermasti: “la stidda, signori, il vostro porto è nelle mani della Stidda”.
Era tutto naturalmente inventato ed ad ogni occasione, ogni volta un nuovo dettaglio, inventato pure quello ed ogni volta un retroscena infarcito di balle.
Che puttanate hai raccontato Luca, ti dovette dire Andrea Marcenaro, che aveva partecipato a quella cena. Lascia fare, lascia fare, gli rispondesti. Mai visto un attore così grande, scrisse Marcenaro (Il Foglio, Andrea’s version, 14 giugno 2017,)
Io non me la prendo per carità ma non essendo tedesco e soprattutto avendo piena consapevolezza e soprattutto conoscenza delle cose di cui parli, le tue balle non me le posso accollare.
Quando hai affermato che la vittoria in Cassazione nella vicenda della ripatrimonializzazione di Amia è una “conferma dell’allegra gestione finanziaria e degli anomali rapporti tra il Comune e l’Amia e della spregiudicatezza con cui, per un lungo periodo, furono amministrate decine di milioni di euro, mettendo a rischio la tenuta dell’intero sistema” i dirigenti del comune ti avranno certamente detto: che puttanate va raccontando, Sig. Sindaco? E tu, sicuro del fatto tuo, avrai risposto: lascia fare, lascia fare.
Sai perché, caro Leoluca, ti avranno detto così? Perché avvenne esattamente il contrario di quello che tu vai raccontando e loro lo sanno bene.
I dirigenti che hanno consentito oggi all’amministrazione comunale di potere opporre le valide ragioni per avere indietro i beni oggetto della ripatrimonializzazione sono, infatti, gli stessi che hanno contribuito a redigere gli atti di allora e che sapevano perfettamente che il trasferimento dei beni era condizionato al buon esito del promesso risanamento e che tale condizione era stata espressa negli atti: Giulio Geraci capo dell’ufficio legale e Paolo Basile ragioniere generale.
La condizione risolutiva fu chiaramente espressa nella delibera n.769 del 28/12/2009 del Consiglio Comunale e nella delibera di Giunta Comunale n. 46 del 16/03/2010 nonché negli atti di trasferimento degli immobili.
Ma c’è di più, tutto questo era già contenuto nelle nota a mia firma n.11198 dell’11/12/2009 inviata ai Commissari giudiziali, al Giudice delegato ed al Ministero dello Sviluppo Economico dove veniva precisato che il preminente interesse pubblico dell’amministrazione comunale era quello di procedere al risanamento dell’azienda ed a tal fine era preordinato il piano di ripatrimonializzazione.
Questo concetto fu poi ribadito nella nota, sempre a mia firma n.1992 del 10/03/2010.
Caro Leoluca, dovresti essere un fine giurista e non dovrebbe sfuggirti che la causa non si sarebbe mai vinta se gli atti non avessero contenuto la condizione risolutiva ma in te spesso oltre alla natura del filantropo si agita quella del mistificatore che è quella che alla fine prevale.
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05 Dicembre 2018, 20:20