L’Arcigay e il delitto di Termini: | “Basta con la morbosità sui gay”

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02 Settembre 2010, 16:50

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Del delitto di Salvatore Calì, il trentenne ucciso questa mattina a Termini Imerese, si conosce ancora troppo poco, non sono stati individuati né la causa, né il colpevole e si studiano numerose piste. Ma mentre gli inquirenti lavorano al caso c’è chi già sottolinea il possibile orientamento sessuale della vittima. Livesicilia ne ha discusso con Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay, che ammette: “in generale esiste una certa morbosità nell’evidenziare l’orientamento sessuale dei gay, quando questi sono protagonisti dei fatti di cronaca. Sul caso specifico, aspettiamo di capire quali saranno i nuovi sviluppi”.

Presidente Patanè, a proposito del caso di Termini Imerese si parla già di delitto gay, con titoli sparati dai giornali online, e non, casomai, di un più generale delitto passionale. Non è discriminazione anche questa?
“Sicuramente sì, io stesso ho già incaricato l’ufficio stampa di Arcigay nazionale di verificare come sia stata raccontata la notizia sui giornali e quale peso abbia avuto l’orientamento sessuale della vittima nell’intera vicenda. Cioè, quello che ci chiediamo in questo momento e che, ripeto, va verificato, è quale sia la relazione tra la sessualità di Salvatore Calì e il suo assassinio”.

Crede che i media, nel raccontare fatti di cronaca, enfatizzino l’omosessualità dei protagonisti delle vicende?
“Sì, quello che riscontro è una certa morbosità nell’evidenziare l’orientamento sessuale dei gay, quando questi sono protagonisti dei fatti di cronaca. Morbosità che, al contrario, non si presenta in alcun modo se i protagonisti delle vicende sono etero. Questa è sicuramente la prima violenza che viene commessa ai danni del popolo gay. E poi, ci faccia attenzione, i fatti di cronaca che riguardano il popolo gay sono spesso raccontati in modo da lasciar intendere che dietro la vicenda ci sia qualcosa di torbido, di sporco, come se si trattasse sempre di situazioni borderline”.

Anche per la vicenda specifica di Termini Imerese pensate che succederà la stessa cosa?
“Sulla vicenda specifica aspettiamo di capire come si svilupperà, per questo preferisco restare cauto al momento. Però, vede, tornando al ragionamento di prima, la stessa cosa, forse maggiormente amplificata, si verifica nei casi di omicidi di transessuali: lì quasi ci si dimentica del fatto che la vittima sia proprio il trans ucciso e ci si perde in assurde dietrologie”.

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Com’è raccontato il mondo gay dai media italiani?
“È raccontato attraverso una lente piena di stereotipi. È ovvio che esistono tanti modi di vivere la propria sessualità, sia etero che gay. Ecco, il racconto quasi monolitico che viene offerto del mondo gay è quasi un torto alla caleidoscopica natura umana. Invece viene sempre raccontato un mondo gay borderline, ammalato di buio. Oppure lo si riconduce a un’immagine pubblicitaria, mondana, frivola e superficiale”.

Cos’è che, invece, non viene raccontato o trova comunque poco spazio nei luoghi dell’informazione?
“La stabilità dei rapporti affettivi tra persone dello stesso sesso. L’ultimo rapporto stilato dall’associazione Famiglie Arcobaleno parla di 100 mila minori su scala nazionale che vivono sotto la custodia di coppie dello stesso sesso”.

Torniamo ancora al delitto di Termini Imerese. Lei è in contatto con le associazioni gay del territorio? Stanno contribuendo alle indagini?
“Si, ho sentito più volte i riferimenti nel territorio nel corso della giornata. Anche loro stanno cercando di capire la dinamica e provano a dare un contributo alle indagini. È chiaro che siamo molto cauti, proprio per non incorrere nello stesso errore e non dare all’orientamento sessuale della vittima un peso maggiore di quanto, magari, non ne abbia nell’intera vicenda”.

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02 Settembre 2010, 16:50

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