Una foto, l'emozione e i rimpianti | L'Ars ricorda Piersanti Mattarella - Live Sicilia

Una foto, l’emozione e i rimpianti | L’Ars ricorda Piersanti Mattarella

Sergio Mattarella a Sala d'Ercole per i 40 anni dalla morte del fratello FOTO

PALERMO – La cronaca di ieri è ancora scolpita nel tragico bianco e nero di una foto storica, scattata da Letizia Battaglia. L’Epifania del 1980 a Palermo. Un uomo colpito, mentre si reca a Messa con la famiglia. Un altro uomo che lo sorregge e lo soccorre. Sono fratelli, in preda a un diverso e lancinante dolore. Piersanti Mattarella, presidente della Regione, vive i suoi ultimi attimi, con la testa rivolta verso l’alto a catturare il poco che resta della luce. Suo fratello Sergio lo sostiene, con uno sguardo perso dentro una foschia di dolore che lui soltanto vede.

Lo hanno chiamato. Gli hanno detto degli spari a bruciapelo per un delitto coperto da troppe nebbie. Lui non ha potuto fare altro che accorrere, per il più intimo e inefficace dei gesti d’amore. Adesso, quarant’anni dopo, Sergio Mattarella, fratello di Piersanti, nel frattempo diventato un grande Presidente della Repubblica, è all’Ars per ascoltare i discorsi dell’anniversario, nel quarantesimo rintocco di quel sangue versato. Il protocollo del cerimoniale è, com’è ovvio, rigidissimo. L’ingresso del Capo dello Stato viene salutato dall’inno di Mameli e soltanto dopo si solleva il clap clap sommesso di un applauso quasi intimidito. Il Presidente prende posto in prima fila, non è previsto che intervenga.

Visto da vicino, per quanto consente lo schermo montato nella sala stampa dell’Assemblea, Sergio Mattarella appare, secondo consuetudine, serio e imperturbabile, nonostante tutto. Una fugace fisiognomica conferma la sua fama di uomo-pesca, cortese e disponibile, ma con un nocciolo saldo su cui costruire il resto: compresa la necessaria intransigenza di messaggi chiari e diretti sotto la corteccia della forma. Ma non tocca a lui pronunciare le parole che gli abitanti dell’Ars inanellano, nelle loro prolusioni, alcuni più spigliati, alcuni più goffi, per via di una comprensibile emozione.

La cronaca di oggi registra il discorso iniziale del presidente dell’Assemblea, Gianfranco Miccichè che rammenta quegli anni difficili, annunciando la decisione di intitolare a Piersanti Mattarella e al suo sacrificio la biblioteca dell’Ars. Seguono i capigruppo, ognuno ha a disposizione tre minuti. C’è chi riesce a cavarsela e chi incespica: l’occasione giustifica un po’ di soprassalto. Parlano Giorgio Pasqua (M5S), Tommaso Calderone (Forza Italia), Giuseppe Lupo (Pd), Alessandro Aricò (Diventerà Bellissima), Eleonora Lo Curto (Udc), Carmelo Pullara (Autonomisti), Luigi Genovese (Ora Sicilia), Nicola D’Agostino (Italia Viva) e Claudio Fava (Gruppo misto) che ricorda, perché lo sa, come il tempo non colmi i fossati dell’assenza.

Conclude il presidente della Regione, Nello Musumeci: “La regione con le carte in regola sognata da Piersanti Mattarella fu la condanna a morte per un  uomo ormai isolato. Il tragico epilogo ha fatto sì che il suo lavoro restasse incompiuto. La Sicilia avrà davvero le carte in regola quando tutti i siciliani vorranno partecipare a un processo di cambiamento”. Vero, anzi, indiscutibile. Come è vero che il 6 gennaio 1980, insieme con altre date, fu un punto cruciale, un interruttore che spegne la luce. Ma viene in mente che forse, in tanti anni, dall’Ottanta a oggi, c’era ancora il modo per fare qualcosa di più e che il rimpianto sia soprattutto l’indicazione di responsabilità diffuse, senza distinzioni di ruoli. Intanto, la seduta è finita. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sfila con la consueta discrezione. Solo lui sa quello che si dissero, se ebbero l’occasione di dirsi qualcosa, quei due fratelli riuniti per sempre da una sola foto.

GUARDA LE FOTO DEL PRESIDENTE MATTARELLA ALL’ARS

LA DIRETTA DELLA SEDUTA:

L’Assemblea Regionale Siciliana si riunisce oggi in seduta solenne per commemorare l’ex presidente della Regione Piersanti Mattarella, in occasione del 40° anniversario della sua uccisione. Alla seduta parteciperà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fratello di Piersanti. L’Ars è a ranghi completi non si vedono posti liberi. Alle 11.30 il Capo dello Stato entra a Sala d’Ercole accolto dagli onorevoli e degli ospiti che si alzano in piedi, mentre suona l’inno nazionale. Sergio Mattarella, sta seguendo la seduta solenne a Palazzo Reale a fianco di Maria e Bernardo, figli del fratello Piersanti. La seduta è stata aperta dal presidente dell’Assemblea siciliana, Gianfranco Miccichè, dopo l’inno nazionale.

Non è previsto un intervento del Presidente Mattarella. Nell’aula di sala d’Ercole sono presenti i familiari di Piersanti Mattarella e le massime autorità istituzionali, civili e militari, tra cui il presidente dell’Assemblea siciliana Gianfranco Miccichè e il governatore Nello Musumeci.

Un applauso saluta la conclusione dell’inno di Mameli. Il Presidente della Repubblica è seduto in prima fila. Parla il presidente dell’ Ars Gianfranco Miccichè: “Vorrei soffermarmi sulle intuizioni politiche di Piersanti Mattarella. La sua volontà di redigere i bilanci in tempi certi. Altra intuizione fu quella di una seria politica meridionalista. Mattarella capì che c’era bisogno di unità. Capì che era necessaria di una forza di pressione del Sud capace di avanzare le giuste rivendicazioni per controbilanciare il potere del Nord. Il presidente Piersanti Mattarella voleva una regione con le carte in regola, se gli fosse stato consentito di continuare la Sicilia e il meridione non si troverebbero nelle attuali condizioni”.

Continua Miccichè: “Oggi il rischio che il Nord diventi più ricco e il Meridione più povero è molto forte. Il presidente Piersanti Mattarella lavorò per il cambiamento della Sicilia, la sua strategia prevedeva la modernizzazione della struttura regionale. Uomo di fede dotato di grande rigore morale, meridionalista, si battè per sprovincializzare la Regione. Pretese la collegialità delle scelte di governo. Era portatore di una morale esigente verso se stesso e verso gli altri. La sua coerenza tra l’etica e l’azione quotidiana politica fu il suo aspetto più importante”.

Ancora Miccichè: “Il Presidente Mattarella non ebbe vita facile, aveva l’idea di trasferirsi a Roma per continuare l’attività di Aldo Moro, ma fu fermato con la violenza il 6 gennaio del 1980. Le sue intuizioni il suo modo i fare politica vanno letti e studiati. L’Ufficio di Presidenza ha deciso di intitolare a Piersanti Mattarella la nuova biblioteca dell’Assemblea”.

Miccichè conclude. Intervengono i capigruppo per tre minuti

Giorgio Pasqua (M5S): “Siamo qui per la commemorazione del miglior Presidente della Regione che si ricordi, assassinato per mano mafiosa. Per ricordarlo abbiamo pensato che fosse importante far riecheggiare parti di un suo intervento, poco prima dell’omicidio. In quell’intervento parlava del necessario isolamento del fenomeno mafioso e della costruzione di una vera coscienza antimafia. Ecco la strada maestra che indicava per debellare la mafia”.

Tommaso Calderone (FI): “Signor Presidente della Repubblica, ho avuto modo di studiare a fondo l’attività del presidente Piersanti Mattarella. Lui denunciò il limite della provincializzazione, cioè il fatto che i politici si occupino soprattutto del proprio territorio. E’ stato  promotore di una importantissima riforma urbanistica che ha penalizzato speculatori e costruttori abusivi, una vittoria per la legalità. Si è fatto promotore di tantissime riforme importanti per la Sicilia. Dopo 40 anni possiamo ben dire che grazie alla cultura del sacrificio le cose non stanno più come prima”.

Giuseppe Lupo (Pd): “Commemorare Piersanti Mattarella è un’occasione per commisurare i suoi valori all’attualità. Fu protagonista di una esaltante stagione della Sicilia, dimostrando una straordinaria capacità riformatrice e politica. Lavorò per una regione che avesse le carte in regola per confrontarsi con le istituzioni nazionali ed europee. Modernizzò il sistema politico e assestò un duro colpo agli interessi della mafia. Nell’omelia dei suoi funerali, il cardinale Salvatore Pappalardo, non a caso, lo definì: ‘Un vero democratico e un vero cristiano'”.

Alessandro Aricò capogruppo di ‘Diventerà Bellissima’: “Ringrazio il Presidente della Repubblica per avere scelto di commemorare qui suo fratello Piersanti, simbolo della voglia di libertà dei siciliani. Quelli per noi furono anni tragici, ricordiamo il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro. Piersanti Mattarella ebbe il coraggio di sfidare la mafia negli anni in cui certi politici non avevano nemmeno il coraggio di nominarla. Si battè per l’occupazione, per riforme importanti e necessarie. Piersanti Mattarella fu paladino dei diritti della Sicilia e dei siciliani, convinto com’era che l’autonomia regionale sia un patrimonio inalienabile. Oggi siamo qui a ricordare un grande presidente della Regione, lo facciamo con un grande Presidente della Repubblica”.

Eleonora Lo Curto (capogruppo Udc): “Mi piace pensare che ci sia molto di più del doveroso omaggio al grande politico e presidente, questa cerimonia vuole esaltare la vita di un grande siciliano, strenuo difensore di questa terra con una forza che lo rese immortale. La sua eredità morale resta viva e palpitante. Mi piace ricordare la sua ferma politica di contrasto a ogni potere corruttivo.  Sul fronte della lotta alla mafia risuona ancora la potenza etica del discorso che tenne dopo l’omicidio di Peppino Impastato”.

“E’ necessario ridurre il divario tra Sud e Nord che frena il Paese, che sono un freno per le istituzioni e per tutti”, così l’onorevole Pullara dopo la citazione del discorso di fine anno del Capo dello Stato. “Oggi vorremmo unire la parola speranza alla parola memoria. Oggi dobbiamo chiederci, quando siamo chiamati a scelte importanti, cosa farebbero uomini che hanno sacrificato la vita per un futuro migliore”.

Luigi Genovese (Ora Sicilia): “Sono emozionato da italiano, da siciliano e da rappresentante delle istituzioni, in una terra straordinaria eppure martoriata dove ci sono tanti giovani in difficoltà”.

Continua Genovese: “Ricordiamo un uomo che è tra i più illustri rappresentanti della politica alta che declinava la sua visione al futuro. C’è una immagine fissa nella mia mente, lo scatto di Letizia Battaglia che rappresenta gli ultimi respiri del presidente Mattarella ed è uno scatto che ancora colpisce. Piersanti Mattarella era un visionario, capace di abbattere la barriera dello spazio e del tempo”.

Nicola D’Agostino, capogruppo di Sicilia-Futura, Italia Viva: “La morte dell’onorevole Piersanti Mattarella fu favorita dalla commistione di interessi, da un perverso intreccio. La politica deve rimuovere intrecci e commistioni che degenerano e inquinano tutte le sue attività, evitando sempre l’ambiguità. La Commissione Antimafia ha realizzato inchieste e indagini approfondite che testimoniano un diverso e più approfondito metodo di lavoro. Mi riferisco alla strage Borsellino, al sistema Montante e al caso Antoci. Oggi stiamo lavorando su altre inchieste su immondizia ed energie rinnovabili”.

Claudio Fava conclude l’intervento dei capigruppo (gruppo misto): “Ricordare il sacrificio di Piersanti Mattarella rappresenta per chi parla un privilegio e una fatica, la fatica di chi sa bene che il tempo trascorso non potrà compensare l’assenza. Mi piace qui ed oggi una speciale qualità fra le tante: la capacità di sapere dire dei no. Piersanti Mattarella da presidente quei no li disse e forse ne pagò il presso con la vita”.

Parla il presidente della Regione Nello Musumeci

“Queste mura sono testimoni dell’appassionato e intelligente impegno profuso da Piersanti Mattarella, da parlamentare e da uomo di governo, fino a quel fatale gennaio 1980. Nonostante il breve arco di tempo la sua attività ci dà la misura del suo notevole spessore culturale, della capacità di analisi. Con un simile bagaglio chissà quale futuro avrebbe avuto quel figlio d’arte, se il destino non si fosse abbattuto di lui. Il merito maggiore del presidente Piersanti Mattarella consiste nell’avere accettato la sfida del cambiamento e dell’innovazione. La mafia, la cui presenza si osava negare, a quei tempi, attivava il suo feroce braccio armato per affermare la sua feroce supremazia, giornalisti politici magistrati forze dell’ordine: questo lo sfondo tragico e sanguinario su cui lui fu chiamato ad agire con coraggio, con riforme essenziali e profonde con la necessità del risanamento e del cambiamento. Convinto autonomista e meridionalista ebbe la consapevolezza che la condizione di sottosviluppo della Sicilia comportava l’intervento dello Stato e negli anni della partitocrazia non mancò di denunciare la crisi della rappresentanza con forza. Fu l’uomo che ebbe il coraggio di tentare di rompere certi equilibri, ma prese atto di una amara verità: nello scontro tra il vecchio e il nuovo è ancora il vecchio a vincere. La regione con le carte in regola da lui sognata fu una condanna a morte per un  uomo ormai isolato. Il tragico epilogo ha fatto sì che il suo lavoro restasse incompiuto. La regione con le carte in regola è un traguardo vicino ma non ancora raggiunto. La nostra regione avrà davvero le carte in regola quando tutti i siciliani vorranno partecipare a un vero processo di cambiamento”.

La seduta si conclude


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