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La spending review è legge

Votato in aula un ordine del giorno che impegna la presidenza di Palazzo dei Normanni a assegnare ai gruppi parlamentari il personale cosiddetto stabilizzato. Voto finale sulla legge che introduce i tagli agli stipendi dei deputati, che passa tra le polemiche dei Cinquestelle.

"salvagente" per gli stabilizzati
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PALERMO – Il caso del personale cosiddetto stabilizzato dell’Assemblea regionale è approdato a Sala d’Ercole con le sembianze di un ordine del giorno.

Un documento a firma Riccardo Savona che impegna la presidenza dell’Assemblea ad adottare entro fine anno “tutti i provvedimenti diretti ad assicurare – con decorrenza dalla prossima legislatura – l’utilizzo e l’assegnazione presso i gruppi parlamentari del personale” attraverso appositi decreti e con priorità per i lavoratori più anziani. Nel frattempo, si può leggere nell’odg, si dovranno avviare “meccanismi di accompagnamento per la progressiva fuoriuscita dei cosiddetti stabilizzati”. E dal 2017, a nuova legislatura, potrebbero essere una quindicina ad andare in pensione. Degli 85 lavoratori attualmente in servizio ne resterebbero, così, circa 70: uno, appunto, per ogni deputato.

“Non stiamo stabilizzando nessuno – ha sottolineato, infatti, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone – , stiamo dicendo che dalla prossima legislatura rinunciamo al personale D6”. Perché la legge sulla spending review, sulla quale oggi l’aula ha espresso il voto finale, prevedeva in sostanza che dal 2017 gli 85 ‘stabilizzati’ potessero essere licenziati, e che ogni gruppo parlamentare avrebbe potuto assumere un dipendente inquadrato in categoria D6 per ogni deputato. Ma con l’approvazione dell’ordine del giorno, votato a maggioranza da 56 parlamentari e solo nove astenuti, il personale che presta servizio soprattutto nei gruppi parlamentari, potrebbe essere salvo.

La palla, adesso, passa alla presidenza dell’Ars, che dovrà emettere il provvedimento. E l’indirizzo dato oggi dall’aula ha messo d’accordo praticamente tutti i gruppi. Dal Pdl al Pd, passando anche per il Pds. Con qualche polemica dell’autonomista Giovanni Greco, che ha puntato il dito contro quei dipendenti “assenteisti” che – ha detto – “non si vedono mai al Palazzo”. Una critica respinta da Antonello Cracolici, che ha difeso i lavoratori: “Qualcuno lavora di più, qualcuno di meno – ha affermato il parlamentare del Partito democratico – , ma non si può dare un giudizio sommario, e se c’è qualche caso singolo di assenteismo riguarda i gruppi. Basta sparare sulla croce rossa e basta con le ipocrisie. Gli stabilizzati sono importanti perché questa Assemblea deve garantire dei servizi e una migliore funzionalità. In altre regioni, oltre tutto, il personale dei gruppi non è stato ‘stabilizzato’ – ha aggiunto Cracolici – , è stato assunto”. Si è astenuto, invece, il Movimento 5 Stelle.

Nel frattempo l’aula ha dato il voto finale sulla legge per la spending review che – tra le altre cose – taglia le indennità dei deputati regionali equiparandole a quanto previsto dal decreto Monti. Con 57 favorevoli e 1 contrario (Giovanni Greco del Pds) la norma è legge, anche se l’articolato era già stato approvato la settimana scorsa nel corso di una lunga seduta. Ma neanche oggi i deputati si sono risparmiati dalle polemiche. “Una buona legge”, per la maggior parte dei parlamentari, ma per i Cinquestelle “si poteva fare molto di più”. Per esempio sulle pensioni, come Angela Foti aveva già fatto notare, o sull’assegno di solidarietà.

“Prendetevi questi trenta denari e sancite così il tradimento operato verso i siciliani”. Con qeste parole il grillino Francesco Cappello ha annunciato che sarebbe uscito dall’aula al momento del voto. “Questa porcata non la votiamo”, ha gridato il capogruppo Giancarlo Cancelleri, e tutto il Movimento ha lasciato Sala d’Ercole. Ma alla fine, piaccia o no, la legge è passata. I tanto criticati tagli ora sono realtà.

 


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