L’attendismo del Pd siciliano | Senza leader si aspetta il messia

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20 Giugno 2017, 15:32

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PALERMO – “Hanno deciso di non decidere. La collaborazione tra noi e loro non è più scontata”. Adriano Frinchi, coordinatore dei Centristi siciliani, sintetizza così la direzione regionale del Pd di ieri che ha optato per proseguire il percorso della legislatura con Crocetta, auspicando l’avvento di Piero Grasso per le Regionali di novembre. E in fondo, sarebbe stato difficile un epilogo diverso.

Da quasi cinque anni il Pd decide di non decidere. O almeno il Pd tutto insieme. Le singole correnti hanno spesso rotto gli indugi, alleandosi di volta in volta con il governatore per fare le scarpe alla corrente in quel momento nemica. Una delle rare decisioni presa dal Pd nella sua interezza, con agli atti il mal di pancia di Davide Faraone, fu quella che partorì l’attuale governo politico. Quello che ieri i democratici hanno deciso di tenere in vita in questi ultimi mesi di legislatura, malgrado l’uscita di scena (almeno formale) degli alleati moderati.

Una decisione scontata? Quasi. Per almeno tre ordini di ragioni.

La prima sta nel fascino discreto della poltrona. Anzi, delle poltrone, al plurale. Quattro assessori, una valanga di gabinettisti, sottogoverno come se piovesse. E chi ci rinuncia a pochi mesi dal voto? Perché la barzelletta del civismo è buona per i talk show, ma le elezioni di Palermo hanno dimostrato in realtà, se mai ce ne fosse bisogno, che il voto strutturato è sempre la via maestra in una competizione con proporzionale e preferenze. Come le Regionali, appunto.

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La seconda sta nella strategia comunicativa in vista, appunto, delle imminenti Regionali. Perché sì, puoi sperare che Piero Grasso si convinca e offra la sua storia di magistrato e quella più recente di seconda carica dello Stato alla causa di una parte politica, provando a celare dietro la sua autorevole candidatura i fallimenti di una legislatura. Ma il trucco di accollare solo a Crocetta, messo da parte ormai, tutta la responsabilità del guasto può funzionare fino a un certo punto. Lo ha sottolineato ieri un politico avveduto come Antonello Cracolici che ha detto in sostanza che il Pd deve rivendicare quanto realizzato in questa esperienza di governo. Certo, non sarà compito semplice, ma è comunque una strada più seria e meno spregiudicata di quella di far credere ai siciliani, acquattati dietro a Grasso (se Grasso sarà della partita), di essere stati da qualche altra parte in questi cinque anni.

La terza sta nella naturale inclinazione del Pd siciliano a lasciare correre e alla sua manifesta difficoltà a prendere di petto le questioni. Un attendismo che è difetto fisiologico in un partito che da anni si muove come un condominio di partiti, che sono le sue sempre litigiose correnti. Un quadro che costringe il segretario di turno allo sfiancante mestiere di capocondominio, nell’assenza di una leadership chiara. Quell’assenza di leadership che porta oggi un partito che in Sicilia è stato al governo negli ultimi cinque anni più almeno un altro biennio di co-gestione nella seconda fase di Raffaele Lombardo, a sperare con un’attesa messianica nella candidatura dell’unico suo dirigente che in Sicilia praticamente non ha mai fatto politica.

 

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20 Giugno 2017, 15:32

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