Dal flashmob alle accuse | “Quei voti comprati dalla mafia”

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23 Giugno 2014, 10:24

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PALERMO – Pietro Franzetti non riuscì a piazzarsi in consiglio comunale nonostante avesse messo mano al portafogli. Secondo l’accusa, avrebbe comprato voti dalla mafia. Adesso è indagato con l’obblligo di vivere lontano da Palermo. L’accusa è corruzione elettorale aggravata. Una tegola che cade su Franzetti a pochi giorni dal flashmob di cui era stato promotore davanti a Montecitorio. Lo slogan era chiaro: “Niente vitalizi ai condannati per mafia”. Le microspie hanno svelato la presunta trattativa avviata da Franzetti con i presunti mafiosi per assicurarsi le preferenze. I procacciatori dei voti, costato 13.200 euro, sarebbero stati Lorenzo Flauto, Francesco Graziano, Vincenzo Russo, Massimiliano Ammirata e Gaetano Ficano.

Alla tornata elettorale del 6 e 7 maggio Franzetti era candidato nell’Udc. Ottenne 308 preferenze. Insufficienti, però, per uno scranno a Palazzo delle Aquile. E Franzetti mise in dubbio il lavoro di Lorenzo Flauto e del suo entourage. Il candidato, Flauto, Graziano e Russo dopo la chiusura dei seggi analizzarono la situazione. Flauto: “… cosi, ma proprio zero, ma come è potuto essere, San Lorenzo è zero”. Graziano: “San Lorenzo…. minchia mi pareva più semplice la cosa”. Zero voti a San Lorenzo, ma pure a Pagliarelli e in via Montaldo. Ancora Flauto: “… qua secondo me, c’è stato chi ha fatto, me lo paghi a me e magari… e glielo hanno dato ad altri…invece di praticamente di darmelo a me”.

Franzetti sbottava: “…io ho dato…. ottomila.... e trecento euro… settemila e cinque più settecento, quanto fa? ottomila e due…”. Russo, dal canto suo, sosteneva di avere fatto il poprio dovere: ” … da me i centoventi voti li trovi, questi qui…”. A conti fatti, Franzetti aveva diritto alla restituzione di una parte del denaro. Sono gli stessi indagati con i loro conteggi a fare emergere il listino prezzi: un voto sarebbe stato pagato 50 euro. Franzetti era pronto a pagare solo per quelli effettivamente ricevuti (” li onoriamo, come dovevano essere onorati, giustamente che uno ha lavorato è giusto… gli altri?”. E Graziano si preoccupava: …chi deve pagare questo conto… questo danno?…”. Anche perché Graziano sosteneva che “io glieli ho pagati, io settanta voti, ti ho detto settanta, no, pagati cinquanta euro.

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La nota dell’Udc
“Pietro Franzetti non è né un dirigente dell’Udc, né risulta iscritto al partito”. E’ stato candidato alle amministrative del 2012 a Palermo per poi passare ad altre forze politiche, come si rileva dalla sua attività sui social network”. Così una nota della segreteria regionale dell’Unione di Centro. “Franzetti come tutti gli altri candidati – prosegue – ha sottoscritto il codice antimafia e quello deontologico come richiesto dal nostro partito che, da anni, si impegna per garantire liste pulite”.

“Se quanto emerge dalle indagini sarà confermato – conclude la nota – siamo di fronte a un personaggio inquietante che, da una parte, produceva false certificazioni antimafia per entrare in lista e trarre in inganno i dirigenti locali dell’Udc e dall’altra, come si apprende dalla stampa, si recava a Montecitorio per chiedere la sospensione dell’assegno vitalizio ai condannati per reati di mafia”.

Il commento su Facebook
“Mi vogliono fottere andare contro lo stato e la mafia si ha qualche problema”, ha commentato Franzetti oggi sul suo profilo Facebook, rispondendo a un commento in cui gli si chiedeva conto dell’inchiesta. L’ex candidato ha aggiunto: “Pure Falcone ebbe delle infamità”.

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23 Giugno 2014, 10:24

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