Le mani dell'organizzazione sui funerali: così funzionava il sistema

Le mani dell’organizzazione sui funerali: ecco il sistema

I particolari dell'inchiesta Requiem dei carabinieri.

Caltagirone (CT) – Avrebbero organizzato delle vere e proprie ronde, pur di riuscire, per primi, ad accaparrarsi i servizi funebri nell’ospedale cittadino. Sono 9 i soggetti che, a vario titolo, sono stati raggiunti da una misura cautelare stanotte nel corso dell’operazione denominata “Requiem”. 

Le indagini

Le indagini sono scaturite nel 2019 dalla denuncia di un imprenditore delle onoranze funebri, che in più occasioni, ai militari dell’Arma, ha riferito di danneggiamenti, minacce e vessazioni nel corso dei suoi servizi nelle sale mortuarie dell’Ospedale Gravina Santo Pietro di Caltagirone. L’attività di indagine, che si è avvalsa di intercettazioni, video riprese e testimonianze, ha permesso di portare alla luce un gruppo criminale che intendeva ottenere il monopolio sui funerali e che si è spinto sino al danneggiamento di crocifissi e al furto di cartellini identificativi sulle salme pur di scoraggiare la concorrenza.

Le ronde

Per marcare il territorio, terrorizzare i colleghi e garantirsi il primo contatto con i parenti dei defunti, sei degli arrestati erano soliti aggirarsi all’interno delle sale mortuarie dell’Ospedale Gravina Santo Pietro di Caltagirone per far razzia dei cartellini identificativi posti sulle salme. Il giro di ronda per molti diventava l’occasione migliore per arrotondare gli affari, rubando dai defunti serviti da altre onoranze funebri, di ogni monile e prezioso indossato. 

Ruoli e compiti

Dalla ricostruzione effettuata dagli investigatori al vertice dell’organizzazione ci sarebbe Alfredo Renda, titolare di un’agenzia di onoranze funebri che in qualità di promotore si sarebbe servito degli altri indagati per trarre profitto per la sua azienda. A capo del gruppo Paolo Agnello e Massimiliano Indigeno interessati oltre che dagli affari intessuti con Renda anche da un altro filone delle indagini che attiene il trasporto con ambulanze private. Nella qualità di partecipanti ai reati sono destinatari della misura Davide Annaloro, Alberto Agnello, Giuseppe Milazzo, Massimo Gulizia per reati che a vario titolo vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di illecita concorrenza con minaccia o violenzaviolazioni di sepolcrofurti aggravati, alla rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficiominacciainterruzione di un ufficio o servizio pubblico e minaccia a pubblico ufficialeistigazione alla corruzione“.

Accusati di concorso esterno all’associazione Vito Pappalardo, ausiliario del Pronto Soccorso, e due operatori del 118 Massimo Gulizia e Raffaele Sciacca. 

Barbarie e danneggiamenti

“Digli 500€ tutto compreso!”. Questa breve frase pronunciata telefonicamente da Renda ad Annaloro, ha a monte una ricostruzione definita dagli inquirenti triste e agghiacciante. Le immagini delle telecamere dei Carabinieri riprendono il corpicino di un bimbo nato morto e appena trasportato nella sala mortuaria. Non ha un nome, il suo identificativo è il nome della mamma. Si vede entrare Davide Annaloro che sprezzante della circostanza non indugia nello strappare dal corpo del bimbo il cartellino con il nome della madre che servirà poi, come rivelano le intercettazioni, al gruppo per rintracciare la famiglia del bimbo per proporre loro il servizio funebre dell’azienda del Renda. Ed ancora, le telecamere immortalano in più occasioni alcuni dei soggetti tratti in arresto intenti a rubare monili e preziosi dalle salme. In una circostanza è nientemeno che uno degli arrestati a suggerire ai familiari, intenti a vestire il caro defunto, di nascondere la collana indossata dalla parente per prevenirne il furto, salvo poi rientrare poco dopo e strapparla dal collo dell’anziana.

I video sui social

Particolarmente attivi sui social due degli arrestati di stamattina, che erano soliti riprendersi durante le ore di “lavoro”. Un video , postato su facebook e su tiktok, ritrae Paolo Agnello e Massimiliano Indigeno intenti ad oziare all’interno di uno dei corridoi dell’Ospedale Gravina Santo Pietro di Caltagirone. Audio di sottofondo uno spezzone del film il “Capo dei Capi”: “Qui lo Stato sono io… siamo noi che decidiamo…”.


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