Cronaca

Le scuole materne: aumentare screening epidemiologico

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09 Gennaio 2021, 16:37

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È di ieri l’ordinanza del presidente della Regione siciliana che prevede la sospensione delle attività didattiche in presenza fino al 16 gennaio per le scuole elementari e medie inferiori e fino al 30 gennaio per gli istituti superiori. Prosegue, invece, normalmente l’attività in presenza per nidi, asili e scuole dell’infanzia. Si alza il grido d’allarme della Federazione Italiana Scuole Materne che chiede l’incrementato dello screening epidemiologico nelle scuole, l’aumento del livello di risposta delle USCA, ma soprattutto che sia modificato il Piano del Ministero della Salute e gli operatori scolastici abbiano priorità nella campagna di vaccinazione. Ma la tutela della salute non è l’unica nota dolente sollevata dalla FISM che domanda  se “nel nuovo piano dei ristori si è pensato  a qualcosa per il sistema integrato d’istruzione”.  Per l’ente il momento rappresenta “un’occasione per ripensare alla scuola e ridurre le distanze sociali ma se non si interviene si rischia di perderla”.

“La decisione di lasciare aperti gli asili nido e le scuole dell’infanzia – si legge in una nota – va semplicemente spiegata con il fatto che solamente il 10% dei contagi dei minori del nostro Paese ha riguardato la fascia dell’infanzia 3-5 anni, tra l’altro non è assolutamente dimostrabile che questi contagi siano avvenuti in ambito scolastico. Quindi non è un paradosso che le materne e i nidi sono stati gli avamposti educativi che sono rimasti maggiormente aperti ed hanno avuto in assoluto il minor numero di contagi. Ciò non significa che va tutto bene, hanno ragione gli operatori scolastici a preoccuparsi. Bisognerebbe capire,  e qualcuno ce lo dovrebbe spiegare, come mai nel Piano del Recovery Fund meno del 10% andrà alla scuola e pochissimo alle famiglie”.

I giorni appena trascorsi che hanno portato alla fine delle vacanze natalizie hanno riaperto l’acceso dibattito sulla scuola. Nel calderone della discussione intorno al mondo scolastico c’è il diritto alla salute e il diritto allo studio. Per la FISM va considerato anche il diritto alla paura dei genitori e degli operatori scolastici. “La task force regionale sulla scuola – commenta la FISM – ha analizzato tutti i più recenti documenti del Comitato Tecnico Scientifico e dell’Istituto Superiore di Sanità – in ultimo il Rapporto n. 63 del 30 dicembre scorso  – e si è arrivati sostanzialmente a una mediazione, possiamo dire ad un pareggio. Nessuno ha perso nessuno ha vinto. La decisione, raccolta nell’ordinanza del Presidente della Regione di ieri, è un difficile compromesso tra le conseguenze epidemiologiche e le esigenze educative e di sviluppo dei bambini. Allo stato attuale nessun dato porta a considerare le scuole come ambienti non sicuri. Solo il 2% dei focolai è avvenuto a scuola. Considerando una popolazione scolastica italiana di quasi 9 milioni e che sono state 200 mila le persone contagiate in Italia con un’età compresa tra 3 e 18 anni, non si capisce come le scuole possano essere così perseguitate.

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Secondo i dati Istat, nell’anno educativo 2018/2019, sono attivi sul territorio nazionale: 13.335 servizi per la prima infanzia, per un totale di 355.829 posti autorizzati al funzionamento. I posti disponibili coprono il 25,5% dei potenziali utenti, bambini fino a 2 anni compiuti, ancora sotto il parametro del 33% fissato nel 2002 dall’Ue per il 2010 per sostenere la conciliazione della vita familiare e lavorativa e promuovere la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Ancora ampio il divario tra Centro-nord e Mezzogiorno seppure le regioni del Sud registrano l’incremento più significativo rispetto all’anno precedente.  

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09 Gennaio 2021, 16:37

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