Lecce-Carpi, arrestati alcuni ultrà | Tra loro un supporter del Palermo

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06 Luglio 2013, 18:06

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LECCE – Sono 11 i teppisti arrestati oggi dagli agenti della Digos e del reparto crimine della Questura di Lecce nell’ambito delle indagini sulle aggressioni avvenute il 16 giugno scorso all’esterno e all’interno di ‘Via del Mare’ al termine della partita dei pugliesi con il Carpi. Si tratta di persone che hanno compiuto atti di “violenza inaudita”, determinando una “vera e propria guerriglia”. Lo ha sottolineato in conferenza stampa il procuratore aggiunto di Lecce Antonio De Donno e il Questore Vincenzo Carella che hanno reso noti i particolari dell’operazione compiuta oggi. Dei 13 provvedimenti restrittivi emessi, ne sono stati eseguiti 11; due ordinanze non sono state alla fine eseguite perché, come precisato dal procuratore aggiunto De Donno “all’ultimo ci sono stati dei dubbi sulla corretta identificazione”. Si tratta di soggetti, come ammesso dagli stessi arrestati, appartenenti al gruppo Ultras Lecce, residenti tra il capoluogo salentino, Matino, Copertino, Cavallino, San Cesario e Marciano di Leuca. Tutti dai 23 ai 42 anni, numerosi dei quali in passato già sottoposti a provvedimento di Daspo. Soggetti come scrive il gip Gallo nell’ordinanza “dalla significativa negativa personalità”. Per tutti l’accusa è di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, incendio, violazione dell’art.6 quater della legge speciale sulle manifestazioni sportive, nonché violenza privata. Obbligo di dimora il presunto responsabile dell’aggressione ad un fotoreporter. Questo perché – è stato spiegato – viene considerata quest’ultima figura giuridicamente diversa dal pubblico ufficiale o dagli stewart.

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Tra gli arrestati, spicca il nome di Antonino Raccardi, palermitano di 23 anni, appartenente al gruppo Ultras Palermo Curva Sud, già conosciuto alla Digos palermitana perché responsabile in passato di attacchi alle forze dell’ordine e danneggiamenti ai treni durante le trasferte del Palermo. Una guerriglia non estemporanea ma preordinata secondo gli investigatori, un pretesto per aggredire le istituzioni. “Da qui la decisione di dare una risposta severa nel più breve tempo possibile- come sottolineato dal questore aggiunto Antonio De Donno- e di chiedere l’applicazione del carcere”.

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06 Luglio 2013, 18:06

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