30 Dicembre 2013, 19:27
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PALERMO – L’Esercito batte cassa e pretende dalla Soprintendenza di Palermo il risarcimento delle spese per la messa in sicurezza di Porta Nuova, altrimenti adirà alle vie legali. L’avvertimento, neanche troppo gentile, è contenuto in una missiva firmata dal generale Corrado Dalzini e inviata alla Soprintendenza e per conoscenza al Tribunale, alla Corte dei Conti, alla Prefettura, alla Regione, al Demanio, ai pompieri, al Comune e ai vigili.
Lettera dai contenuti tanto chiari quanto “minacciosi”, visto che il comandante della Regione militare Sud (proprietaria del monumento) mette nero su bianco, senza tanti giri di parole, che “i lavori di consolidamento e di restauro” di Porta Nuova “non sono iniziati, nonostante l’autorità giudiziaria abbia a suo tempo condizionato il dissequestro all’effettuazione, a spese della Soprintendenza, delle opere da realizzare entro il 31 dicembre 2013”. Opere che, però, non sono mai partite a causa della carenza di fondi.
La vicenda è ormai nota: il monumento fu chiuso a giugno per il pericolo di distacco di alcuni calcinacci e sequestrato, mandando in tilt la circolazione, ma riaperto poco dopo a patto che si facessero i lavori di messa in sicurezza. Lavori non fatti e che, secondo l’Esercito, hanno procurato (e procurano) “un pregiudizio patrimoniale all’amministrazione militare”: l’installazione di mantovane, reti metalliche e ponti mobili, in nolo e con manutenzione semestrale, sono costati 39.762 euro che adesso l’Esercito vuole indietro dalla Soprintendenza. Cifra che potrebbe crescere se si dovessero allungare ulteriormente i tempi. E così il generale ha ufficialmente intimato alla Soprintendenza di cominciare i lavori e ha chiesto il rimborso di quanto speso, dicendosi pronto anche a ricorrere alle vie giudiziarie.
Dalla Soprintendenza nessun commento, anche se pare che potrebbe essere la Protezione civile a farsi carico dei lavori. Per questo è stato convocato un incontro per l’otto gennaio prossimo.
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30 Dicembre 2013, 19:27