Cronaca

L’Etna “riapre” dopo il Covid |Viaggio tra cielo e lava FOTO

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21 Giugno 2020, 06:28

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L’Etna è lo scrigno di tesori nascosti, paesaggi unici, angoli incontaminati. GUARDA LE FOTO Le bellezze dell’immenso parco naturalistico, tra colate laviche e scorci lunari, sono le protagoniste di storie, miti e leghgende. Finito il lockdown, dovuto al contenimento dell’infezione da coronavirus, l’Etna e le sue meraviglie tornano percorribili e visitabili. In attesa del turismo straniero ‘a “Muntagna“ si apre a quello di prossimità, con percorsi semplici e facilmente raggiungibili. Le guide naturalistiche sono pronte ad accompagnare il visitatore attraverso boschi e panorami suggestivi.

Una storia millenaria quella dell’Etna. Carmelo Nicoloso, dal 2013 guida naturalistica, è il cicerone di un viaggio mozzafiato. “L’Etna, dal 1987, è il primo parco regionale ed è solitamente fruito su due versanti – racconta la guida – Etna sud che comprende il Rifugio Sapienza, per intenderci, e Nicolosi nord dove sussiste la funivia ed Etna nord con Linguaglossa e Piano Provenzana. Qui è presente la seggiovia maggiormente frequentata nel periodo invernale per attività sciistiche”.

Il panorama su Catania
Etna Crateri avventizi
Etna Crateri eruzione 1974
Etna cratere centrale

Sembra di toccare il cielo mentre si esplorano le vette del vulcano. Le regole Covid sono semplici: senza mascherina, con un distanziamento individuale di 2 metri (tranne per i nuclei familiari). Il più alto e attivo vulcano della placca euroasiatica nel 2013 è stato inserito dall’Unesco nell’elenco delle aree che costituiscono il Patrimonio dell’Umanità. “Dal punto di vista naturalistico attorno a Piano Provenzana si dipartono percorsi e sentieri molto interessanti – racconta Nicoloso – intorno alla pineta Ragabo, il bosco antico del vulcano, nel versante occidentale che parte da piano Fiera e che incomincia a prendere vita partendo da Adrano”.

Percorsi che si possono raggiungere facilmente, che immergono il visitatore in uno spazio tra lava e flora rigogliosa. “Per esempio il sentiero denominato 786 – spiega la guida – che si può incrociare sulla strada provinciale per Milia, tra il comune di Belpasso e quello di Ragalna, poco distante dalla Grotta D’Angela e sotto monte San Leo è un percorso che, partendo da Belpasso in contrada Gattaino, arriva a monte Manfrè. E tutto quello che riguarda l’eruzione del 1669 è sotto gli occhi degli amanti del trekking e non solo.”

Si attraversa il teatro della più spettacolare eruzione dell’Etna, arrivata fino a Catania: c’è la possibilità di ammirare i resti dei manufatti ed espressione dell’architettura rurale etnea dalle caratteristiche uniche. “Turretti, muri a secco e antiche masserie – racconta Nicoloso – la presenza costante di alberi monumentali, grotte di scorrimento lavico e imponenti Ginestre tutto questo e altro ancora si presenta sotto gli occhi dell’escursionista”.

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L’Etna e le leggende: da Re Artù al mito di Efesto legati a doppio filo con la presenza dei monaci benedettini. Il primo complesso benedettino fu costrutito sull’Etna intorno al 1180 dai resti di una chiesa bizantina in territorio di “Malpasso” a quota 1100 mt. E fu distrutto e ricoperto totalmente dall’eruzione del 1536. Re Artù, secondo alcuni filoni del mito del sovrano di Camelot, era legato da un amore indissolubile con la città etnea e con la sua “muntagna”. La reggia di Artù, secondo la leggenda, si troverebbe proprio dentro il vulcano.

“Storia e leggenda si intrecciano e il monastero di San Nicolò l’Arena al Bosco, sede oggi del Parco dell’Etna – racconta Nicoloso – è una testimonianza tangibile del passaggio e della presenza dei Normanni in questa terra”.

Ma l’Etna è soprattutto sentieri che permettono di ammirare gioielli naturali, forse unici. “I sentieri che legano fede e lava sono 4 e si sviluppano nel territorio del comune di Belpasso Borrello fino a Mompilieri e verso Nicolosi sulle tracce dell’eruzione del 1669 – spiega Nicoloso – e il santuario mariano di Mompilieri, dove fu ritrovata la statua della Madonna dopo l’eruzione, è un luogo simbolo”.

A Monte De Fiore, intitolato al vulcanologo Ottorino De Fiore, si incontrano i crateri che testimoniano l’eruzione del 1974. Questa tappa sarà inserita nella guida ecoturistica Sicilia-Vulcanica (edita da Moroni) realizzata da Carmelo Nicoloso e Franco Tassi, storico direttore del parco d’Abruzzo. La pubblicazione è prevista a settembre. Ma per assaporare la magia dell’Etna bisogna indossare giacca a vento e scarpe da trekking. E arrampicarsi. GUARDA LE FOTO

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21 Giugno 2020, 06:28

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